Un successo annunciato ma non atteso in queste proporzioni. Il turismo del vino è ormai una realtà consolidata e la prova si è avuta oggi quando in tutta Italia oltre 700 cantine hanno aperto le porte ai visitatori: dal Trentino alla Sicilia, dalla Val d’Aosta alla Sardegna, i turisti per vino sono stati quasi 750 mila, con un incremento del 10% rispetto al record del ‘99. In neppure 10 anni, Wineday (Cantine Aperte, oltre che in Italia, si è tenuta in contemporanea in altri sette paesi vitivinicoli del mondo) ha raggiunto livelli di popolarità che lo rendono ormai un fenomeno di massa. Sempre da una prima stima, si calcola che per la giornata di Cantine Aperte abbia portato alle aziende vitivinicole un fatturato aggiuntivo di oltre 8 miliardi in vino ed un fatturato indotto sul turismo in complesso attorno ai 50 miliardi. Soddisfatti dunque i vignaioli per le cifre, ma soprattutto per la qualità dei visitatori. L’incremento di presenze più forte si è avuto tra i giovani, segno di un ritrovato feeling tra il vino di qualità e gli under 35. Cantine Aperte ha evidenziato anche un’altra tendenza: quella alla “migrazione”: gli enoturisti si muovono spinti dal desiderio di conoscere meglio i grandi vini, di incontrare i produttori, di prendere diretto contatto con il terroir (i paesaggi, la cultura rurale, i prodotti tipici, i monumenti di campagna) per incrementare la loro cultura del vino. Tendenza, peraltro, autorevolmente anticipata da uno studio del Censis che colloca l’enoturismo tra i motori trainanti dell’industria italiana delle vacanze e sperimentata in campo dal Dipartimento Turismo del Ministero dell’Industria che, in una recente indagine statistica, compiuta sui mercati esteri ha collocato il vino e la cucina al secondo posto tra i motivi di attrattiva dell’Italia per i turisti stranieri. Tutte le cantine hanno, infatti, organizzato per Wineday, mostre, degustazioni guidate di vini e prodotti tipici, spettacoli, itinerari naturalistici e di valorizzazione del patrimonio ambientale e monumentale rurale. I picchi di presenza si sono avuti nelle regioni “storiche” del vino italiano: Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia. Interessanti i risultati nei territori emergenti del grande vino di qualità italiano come la Sicilia, la Sardegna, le Marche e l’Abruzzo.
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