La vicenda Xylella, che ha già causato danni enormi agli oliveti di Puglia, non conosce tregua, e ora dai campi arriva alle aulee dei tribunali, con la procura di Lecce che ha messo sotto indagine il commissario straordinario per l’emergenza Giuseppe Siletti e altre 9 persone, con i reati ipotizzati che vanno dalla diffusione di una malattia delle piante; violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale; falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali, che sarebbero stati commessi nel leccese e zone limitrofe dal 2010 ad oggi. E c’è chi grida addirittura al complotto.
“L’Europa è stata tratta in errore con dati impropri dalle istituzioni pugliesi che hanno effettuato gli accertamenti sui fenomeni di disseccamento rapido degli ulivi”, è la tesi della procura di Lecce sulla gestione dell’emergenza Xylella nel Salento, ed è quanto ha ribadito dal Procuratore della Repubblica, Cataldo Motta, nel riepilogare i punti principali dell’indagine che ha portato al sequestro di tutti gli ulivi del Brindisino e del Salento che sono interessati da provvedimenti di abbattimento emanati dal commissario straordinario Giuseppe Silletti. Sono dieci, riporta l’Ansa, le persone iscritte nel registro degli indagati dai pm inquirenti Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci. Tra queste figura proprio Silletti, oltre a docenti dell’Università di Bari, rappresentanti dell’Osservatorio fitosanitario della Puglia, della Regione e ricercatori del Cnr. I magistrati salentini partono dal presupposto secondo cui non vi è alcun “nesso causale” tra i fenomeni di disseccamento rapido e il contagio da Xylella. “Abbiamo trovato alberi non colpiti da disseccamento che sono però risultati positivi alla Xylella - ha spiegato Motta - e alberi secchi che non sono invece risultati contagiati”.
Il ceppo esistente in Puglia, si sarebbe inoltre nel tempo geneticamente modificato. Il che potrebbe far ritenere che il batterio sia nel Salento almeno da 15 o 20 anni. Gli accertamenti investigativi, avviati nel 2014 su input di diversi esposti di ambientalisti e produttori, non sono che all’inizio. Secondo la Procura di Lecce, non vi sarebbe prova dell’efficacia delle eradicazioni degli ulivi, anzi l’essiccamento sarebbe aumentato. Si ipotizza invece un concreto pericolo per la salute pubblica con l’uso massiccio di pesticidi, alcuni dei quali vietati e autorizzati in via straordinaria: già nel 2008, quando ancora non si parlava ufficialmente di Xylella, nel Salento furono impiegati in quantità pari a 573.465 chilogrammi su 2,2 milioni di chili utilizzati in tutta Italia. Secondo i magistrati “dal momento dell’evidenziarsi della patologia del disseccamento dell’olivo, senza che fosse stata individuata la causa dello stesso, sono state condotte in territorio salentino una serie di sperimentazioni anche con l’uso di prodotti fortemente invasivi, tanto da essere vietati per legge, in un contesto di grave compromissione ambientale, senza alcun previo studio sull’impatto che tali prodotti avrebbero avuto sull’ambiente e in particolare sulle conseguenze che avrebbero potuto produrre su batteri eventualmente già presenti e silenti”. E, sempre secondo l’Ansa, si scava ancora e in particolare sulla modalità di concessione e utilizzo dei finanziamenti pubblici.
“Se dovessero esserci nuovi provvedimenti che dispongono l’estirpazione degli ulivi - ha specificato Motta - procederemo con la richiesta al gip di altri sequestri”. Intanto, Coldiretti Puglia, dopo lo “stop” della Procura imposto alle determinazioni del Commissario Straordinario nominato dal Governo, chiede al governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, la convocazione di un tavolo tecnico per avere chiarimenti.
“Confermiamo come sempre la nostra fiducia nell’attività della magistratura” dichiarano in una nota congiunta il Ministero delle Politiche Agricole ed il Dipartimento di Protezione civile della Presidenza del Consiglio nel “ribadire convintamente il sostegno alle professionalità che hanno lavorato con competenza e dedizione a questo difficilissimo caso, a partire dal Comandante Silletti. Il suo piano - si legge nella nota - dispone azioni valutate in sede scientifica e richieste a più riprese anche in sede europea, sulla base dei risultati delle numerose ispezioni effettuate negli ultimi due anni dal Food and Veterinary Office della Commissione. Nelle prossime ore - annunciano Mipaaf e Protezione Civile - informeremo le autorità comunitarie delle novità intercorse e lavoreremo ancora con tutte le istituzioni interessate per le opportune valutazioni. Il Governo continuerà nel massimo sforzo possibile per salvaguardare innanzitutto l’olivicoltura e il paesaggio pugliese ed evitare l’estendersi di questa fitopatia assai insidiosa per tutto il territorio”.
Negative, sulla vicenda, le opinioni delle maggiori organizzazioni agricole del Paese, che chiedono chiarezza in tempi rapidi.
“Non comprendiamo questa situazione dove la Magistratura ribalta il parere scientifico e nega protocolli utilizzati a livello internazionale per contrastare fenomeni come la Xylella fastidiosa”, commenta Agrinsieme (Confagricoltura, Cia-Confederazione Italiana Agricoltori. Copagri e Alleanza delle Cooperative) che “manifesta perplessità, pur prendendo atto che, dalle indagini, emergerebbe che la sintomatologia del grave disseccamento degli alberi di ulivo non è necessariamente associata alla presenza del batterio della Xylella, così come d’altronde non è, ancora allo stato, dimostrato che sia il batterio, e solo il batterio, la causa del disseccamento. I provvedimenti delle autorità comunitarie e nazionali, nonché i pareri delle autorità sanitarie europee e della comunità scientifica, impongono determinati interventi per eradicare o comunque delimitare la diffusione della malattia degli ulivi - osserva Agrinsieme - fino ad oggi ci hanno detto di comportarci in un determinato modo. Ora ci si obbliga a muoverci in maniera opposta.
Incomprensibile visto il livello dei professionisti universalmente stimati che hanno lavorato per trovare una soluzione al problema con un preciso protocollo operativo. E le preoccupazioni sono acuite ulteriormente dal fatto che il temporeggiare ed il non rispettare le disposizioni comunitarie rischia di mettere in serio pericolo tutto il florovivaismo nazionale - conclude Agrinsieme - non solo dal punto di vista sanitario ma anche commerciale. La Comunità Europea, non rispettandosi gli obblighi imposti al nostro Stato, potrebbe avviare una procedura d’infrazione e al contempo infliggere un colpo letale all’olivicoltura italiana”.
“Occorre fare al più presto chiarezza per fermare il dilagare della malattia che ha già eroso l’8% del patrimonio olivicolo salentino - dice Coldiretti - anche a causa delle indicazioni contraddittorie ai diversi livelli, nazionale e comunitario. Gli agricoltori sono la parte lesa di una triste vicenda che occorre affrontare con risposte univoche dalle istituzioni sulla base delle indicazioni della scienza. La situazione è insostenibile per agricoltori, cooperative e vivaisti che sono i veri danneggiati dall’avanzata del patogeno che da soli in campagna stanno cercando di contenere attraverso le buone pratiche agronomiche. L’auspicio è che la scienza e le istituzioni a tutti i livelli sostengano e promuovano azioni utili e concrete senza perdite di tempo che rischiano di compromettere un territorio unico dal punto di vista ambientale e paesaggistico e di aggravare definitivamente la situazione economica di chi come gli agricoltori lo rende quotidianamente vivo e vitale”.
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