
Da mesi, ormai, neanche il lusso, in ogni settore, vino incluso, è immune alle turbolenze del mercato. Lo confermano, ancora una volta, i numeri di Lvmh, il colosso della famiglia Arnault, che nei primi tre mesi 2025, a fronte di una sostanziale tenuta dei conti complessivi, a -3% sullo stesso periodo 2024, per 20,3 miliardi di euro, vede ancora una volta il comparto Wine & Spirits (che conta brand come Moët & Chandon. Krug, Cheval Blanc, Château d’Yquem, Ruinart, Dom Pérignon, Domaine des Lambrays, Veuve Clicquot, Cloudy Bay, Bodega Numanthia, Terrazza de Los Andes ed Ao Yun, tra gli altri), performare peggio di tutti gli altri. Con un -9% sul primo trimestre 2024, per un incasso di 1,3 miliardi di dollari. Anche se, va detto, gran parte della perdita è legata agli spirits, visto che il saldo di Champagne e vino è del -1% sullo stesso periodo 2024, a 676 milioni di euro, mentre Cognac e liquori crollano del -17%, a 629 milioni di euro.
In linea gli altri settori, come profumi e cosmetici (-1%, a 2,1 miliardi di euro), orologi e gioielli (in parità, a 2,4 miliardi di euro) ed il selective retailing (-1%, a 4,1 miliardi), mentre la voce più corposa del bilancio, quella rappresentata da moda e pelletteria, fa -5%, a 10,1 miliardi di euro.
“Lo Champagne è calato leggermente, riflettendo la continua normalizzazione della domanda. Moët & Chandon è tornato sul podio come Champagne Ufficiale della Formula 1. Il Cognac è stato frenato dalla domanda più debole in Cina e negli Stati Uniti. Il portafoglio di vini rosati provenzali ha avuto un buon inizio d’anno”, commenta Lvmh. Ma i numeri sono significativi, e seguono di fatto il trend già visto per tutto il 2024.
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