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ATTUALITÀ

Dalla promozione all’enoturismo, il “Pacchetto Vino” è promosso dal settore. Con qualche distinguo

Dopo l’accordo tra Consiglio e Parlamento Europeo, le reazioni di Ceev, Uiv, Federvini, Confagricoltura, Legacoop, Coldiretti e Cooperative
CEEV, Coldiretti, Confagricoltura, CONFCOOPERATIVE, FEDERVINI, LEGACOOP AGROALIMENTARE, PACCHETTO VINO UE, UIV, vino, Italia
Il Parlamento Ue tra i vigneti (foto creata con ChatGpt)

Otto punti principali (migliore allineamento tra produzione e offerta, maggiore resilienza climatica, etichettatura semplificata e armonizzata, enoturismo, diciture per i vini “NoLo”, flessibilità nell’export, vini aromatizzati), che vanno a delineare l’atteso “Pacchetto Vino”, dopo l’accordo provvisorio raggiunto tra Consiglio e Parlamento europeo che attende soltanto l’approvazione, come raccontato ieri da WineNews. Misure mirate “ad affrontare una serie di sfide, tra cui i continui cambiamenti demografici, i nuovi modelli di consumo, le sfide climatiche e le incertezze del mercato” e che hanno generato un “sentiment” positivo tra la categoria, basti pensare al tema della promozione, che ha messo tutti d’accordo, anche se, su alcuni punti, le opinioni sono più divergenti. Come sui sovvenzionamenti europei per lo sradicamento (misura che viene incontro alle difficoltà della Francia, ndr), la fine della scadenza del sistema di autorizzazione di impianto (era prevista al 2045), le diciture per i vini “NoLo”. Ma il mondo del vino, in generale, plaude alle decisioni europee.
Il Comitato Europeo delle Imprese Vinicole (Ceev) accoglie con favore l’accordo politico provvisorio raggiunto ieri dal Parlamento europeo e dal Consiglio sulla proposta della Commissione europea relativa a un Pacchetto Vino. “Questo accordo - ha affermato Marzia Varvaglione, presidente del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev) - dimostra che i decisori politici hanno ascoltato le nostre preoccupazioni e li ringraziamo per la celerità del lavoro. Si tratta di un valido pacchetto normativo; le misure in materia di promozione, investimenti ed enoturismo, in particolare, rispondono alle richieste di lunga data degli operatori di concentrarsi su strumenti orientati al mercato. Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli che il diritto dell’Ue non può risolvere tutte le sfide che ci troviamo ad affrontare. L’esito del trilogo conferma un approccio equilibrato che evita di concentrarsi esclusivamente su misure distruttive e motivate dalla crisi”. Il Ceev è soddisfatto delle “ulteriori flessibilità introdotte nella gestione delle autorizzazioni di impianto che aiuteranno le aziende vinicole a pianificare e adattarsi in modo più efficace. Allo stesso tempo, il settore deplora la rimozione della scadenza del 2045, che rischia di indebolire la visibilità e la stabilità a lungo termine”. Gli Stati membri potranno aumentare il cofinanziamento Ue per gli investimenti legati al clima, sia in termini di mitigazione che di adattamento, fino all’80% dei costi ammissibili. Questo sostegno rafforzato, secondo il Ceev, “è fondamentale per il settore, in quanto accelera la transizione verso una produzione più resiliente e sostenibile di fronte alle crescenti pressioni climatiche”. Per i programmi di promozione, “l’introduzione della struttura triennale, unitamente all’aumento delle possibilità di finanziamento, costituisce un passo significativo per rafforzare la competitività internazionale dei vini dell’Ue”. Bene “anche il sostegno esplicito all’enoturismo. Le attività enoturistiche sono un pilastro fondamentale della crescita economica locale e un potente strumento per migliorare i rapporti con i consumatori” mentre sull’etichettatura, “l’impegno della Commissione a sviluppare un simbolo armonizzato a livello Ue per identificare il codice Qr fornirà anche la certezza giuridica che da tempo manca al settore. Inoltre, l’allineamento del quadro giuridico applicabile ai prodotti vitivinicoli aromatizzati con quello del vino rappresenta un adeguamento positivo e pragmatico, facilitando in particolare l’uso di nuove tipologie di vino “No-Low” nella loro produzione”. Ma, “nonostante questi importanti progressi, il Ceev continua a nutrire preoccupazioni su due aspetti dell’accordo finale. L’organizzazione ribadisce la sua ferma opposizione all’utilizzo di fondi Ue per l’estirpazione, anche con la restrizione inclusa. Il Ceev deplora inoltre l’approccio adottato sui vini parzialmente dealcolizzati, in particolare l’indesiderata creazione di una scappatoia giuridica per i prodotti con gradazione alcolica superiore al 6% vol., che rischia di compromettere la chiarezza giuridica e la coerenza del mercato”. Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale Ceev, ha invitato a “procedere rapidamente verso l’adozione formale del pacchetto”, affermando che “per la presentazione dei vini parzialmente dealcolati si utilizzerà il termine “‘reduced alcohol wine”, che non è il nostro preferito”, anche se, al contrario, “l’armonizzazione dell’uso del termine “0,0%” è molto gradita”.
Parla di “un nuovo Pacchetto Vino equilibrato, frutto dell’attenzione delle istituzioni nei confronti del settore, nonostante qualche tasto dolente”, Unione italiana vini (Uiv) che riassume così i risultati delle negoziazioni del Trilogo (Commissione, Consiglio e Parlamento Ue) relativi al “Pacchetto vino” licenziato ieri a Bruxelles e ora in attesa di approvazione formale da Parlamento e Consiglio europei. Secondo Uiv, “il piano che definirà le nuove regole del vino europeo accoglie la richiesta dell’associazione di non concentrarsi solo sulle misure di crisi ma di fare leva anche sugli investimenti a favore delle imprese che vogliono continuare a stare sul mercato”. Ma, “in attesa di accedere al testo per cogliere tutti i dettagli, Uiv esprime soddisfazione in merito al rafforzamento della misura Ocm Promozione Paesi terzi (maggiore budget disponibile, maggior durata della promozione sui singoli mercati e flessibilità sull’implementazione dei programmi e delle azioni da parte degli operatori), fondamentale per le imprese che vogliono cogliere le sfide e le opportunità del cambio strutturale dei consumi nei mercati internazionali. Accolto con favore anche il rafforzamento degli strumenti finanziari - inseriti anche nell’Ocm investimenti - volti all’adattamento al cambiamento climatico e all’enoturismo. Non mancano però alcune preoccupazioni: sulle misure di crisi l’Unione vini resta convinta che l’estirpo, come misura finanziabile dai programmi nazionali, non sia la soluzione per affrontare i problemi del settore, mentre alcune flessibilità introdotte dalla Commissione sulla durata dei reimpianti potrebbe offrire ossigeno per quelle realtà che vivono l’incertezza del mercato. Perplessità sulle nuove definizioni dei vini dealcolati in linea con le aspettative solo per i vini a 0%, mentre per i parzialmente dealcolati, il termine “reduced-alcohol” (invece di low-alcohol) potrebbe non cogliere le richieste dei consumatori”. Il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti, ha affermato che “le difficoltà strutturali che sta vivendo il settore non possono essere però affrontate solo con una modifica al quadro normativo europeo, è fondamentale un esame approfondito delle criticità e la definizione di una strategia del settore a livello nazionale”.
Anche Federvini esprime un giudizio positivo sul cosiddetto “Pacchetto Vini”, “un risultato che introduce un insieme di misure capaci di offrire maggiore chiarezza normativa, semplificazione amministrativa e solidità programmatica alle imprese della filiera”. Il direttore Federvini, Gabriele Castelli, ha detto che “accogliamo con soddisfazione l’accordo raggiunto in sede di trilogo, perché riconosce il valore strategico della nostra filiera ed introduce misure che rispondono concretamente alle esigenze delle imprese. Le semplificazioni in materia di etichettatura di vini e vermut unite ad una maggiore continuità garantita ai programmi di promozione, rappresentano passi concreti verso un quadro normativo più moderno e coerente con l’evoluzione dei mercati. È un segnale di ascolto da parte delle istituzioni europee e un risultato che permetterà alle aziende vitivinicole di operare con maggiore trasparenza, stabilità e capacità competitiva.” Un elemento di rilievo dell’accordo raggiunto, ha evidenziato Federvini, riguarda la semplificazione dell’accesso ai fondi e della gestione delle misure Ocm, che consentirà alle aziende di programmare con più continuità e di valorizzare pienamente le risorse disponibili. Ugualmente significativo è il potenziamento della misura dedicata alla promozione nei Paesi terzi: la possibilità di estendere la durata dei programmi fino a nove anni garantisce stabilità progettuale, continuità operativa e un rafforzamento dei rapporti costruiti dalle imprese sui mercati internazionali. Sul fronte dell’etichettatura digitale, l’impegno della Commissione ad introdurre un simbolo armonizzato per l’accesso ai contenuti via Qr code, sempre secondo Federvini, rappresenta un passo decisivo verso un’applicazione uniforme e trasparente della normativa, offrendo quella certezza regolatoria attesa da lungo tempo dal comparto. Positivo anche il giudizio sul riconoscimento del ruolo strategico dell’enoturismo, valorizzato quale strumento di sviluppo territoriale e di rafforzamento della relazione con i consumatori. “Pur restando alcuni profili che richiederanno un attento monitoraggio nella fase attuativa, l’accordo raggiunto nel Trilogo configura un impianto complessivamente equilibrato ed idoneo ad accompagnare il settore verso un modello più competitivo, innovativo e sostenibile”, ha concluso Federvini.
Per Confagricoltura, “l’accordo provvisorio raggiunto ieri tra Parlamento europeo e Consiglio contiene elementi positivi per il settore, in particolare in relazione alla promozione e alla flessibilità dei fondi. Positivo, infatti, l’impegno a semplificare le misure di accesso ai fondi Ue, tenuto conto che l’obiettivo prioritario è l'ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse assegnate al settore, evitando il rischio di perderle a fine esercizio”. Secondo Palazzo della Valle, è indispensabile “sostenere i produttori nel rispondere in modo dinamico alle esigenze del mercato, agevolando i finanziamenti per investimenti e progetti strutturali pluriennali”. Positiva anche “la modifica relativa alla misura di promozione del vino europeo nei Paesi terzi. In particolare, l’allungamento della durata della progettualità in un determinato mercato a 9 anni consentirà di consolidare le attività promozionali già avviate, favorendo la costruzione di relazioni più solide e durature con i consumatori di quei mercati. L’innalzamento della percentuale dal 50% al 60% è un altro aspetto positivo, sebbene il beneficio potenziale sia in parte mitigato dal fatto che si opera a parità di risorse complessive”.
Tra le prime reazioni arrivate ieri c’è stata quella di Legacoop Agroalimentare che ha espresso la propria soddisfazione. Per il presidente Cristian Maretti, “si tratta di un risultato atteso e importante che arriva dopo un lungo lavoro di confronto e ascolto avviato già nel settembre 2024 con la costituzione del Gruppo di Alto Livello sul settore vitivinicolo. La Commissione Europea ha saputo cogliere la complessità del momento e l’urgenza delle richieste del comparto, mettendo in campo un metodo inclusivo che oggi porta a un primo traguardo concreto”. Il lavoro che ha condotto all’intesa odierna, ricorda Legacoop Agroalimentare, ha preso le mosse con l’istituzione del Gruppo di Alto Livello nato per affrontare in modo strutturato una fase complessa per il comparto, caratterizzata da tensioni di mercato, cambiamenti nei consumi, pressioni sui costi e crescente incertezza economica. Legacoop Agroalimentare ha detto che, in assenza, al momento, di un testo ufficiale definitivo, non entra nel merito delle singole misure approvate. Ma “pur nella consapevolezza che ogni impianto normativo è sempre migliorabile, ritiene che nel “Pacchetto Vino” siano stati individuati numerosi strumenti potenzialmente in grado di offrire un reale supporto all’operatività del mondo produttivo, rafforzandone la capacità di affrontare le sfide di mercato e di adattarsi ai nuovi scenari”. Tra gli aspetti importanti dell’accordo, sebbene non sia ancora disponibile un testo ufficiale definitivo, il “Pacchetto Vino”, elenca l’associazione, “mira a introdurre una serie di strumenti volti a prevenire gli squilibri di mercato attraverso meccanismi come l’estirpo volontario dei vigneti e la distillazione qualora gli Stati membri decidano di ricorrervi; migliorare la flessibilità delle autorizzazioni al reimpianto e all’impianto, armonizzare l’etichettatura anche per vini dealcolizzati e parzialmente dealcolizzati, incentivare la Promozione nei Paesi terzi e sostenere economia rurale e turismo del vino, come leva per la valorizzazione dei territori e per la diversificazione delle opportunità economiche nel comparto”. Per Legacoop Agroalimentare, resta tuttavia un nodo centrale “la garanzia che queste misure innovative, che dovrebbero entrare concretamente in vigore dal 2026, non abbiano un’efficacia limitata nel tempo. Le indicazioni emerse nella proposta della Commissione sulla Pac post 2027, che ipotizzano una possibile revisione profonda dell’architettura degli interventi, destano forte preoccupazione”. Per Maretti, “se venissero meno l’Ocm vino e un budget dedicato al settore si rischierebbe di vanificare tutto il lavoro costruito in questi anni. Il comparto vitivinicolo e il sistema cooperativo hanno bisogno di strumenti strutturali, stabili e di una visione di lungo periodo, non di soluzioni temporanee”.
Il via libera al “Pacchetto dell’Ocm Vino” risponde a molte delle richieste anche di Coldiretti verso la semplificazione e la trasparenza in etichetta in un momento delicato per il settore dal punto di vista del commercio internazionale, con il problema dei dazi, e dei consumi interni. Tra le misure, importante aver evitato che venisse imposto un vincolo di cinque anni ai finanziamenti per la ristrutturazione vigneti per chi avesse usufruito di fondi per l’estirpo permanente, come espressamente richiesto dall’organizzazione agricola. Bene anche aver assicurato più trasparenza in etichetta sui vini dealcolati, in particolare per l’uso dei termini “senza alcol” e “ridotto alcol”, evitando soluzioni che avrebbero confuso i consumatori. Significativa anche la previsione di autorizzazioni che avranno durata più lunga e meno sanzioni, così come le misure di crisi che saranno più facili da attivare e finanziare, al pari di quelle che sostengono le imprese nella lotta alle malattie infestanti gravi e al cambiamento climatico e nella ricerca di maggiore sostenibilità. Per sostenere il settore, come auspicato più volte da Coldiretti, alle prese con i dazi imposti dagli Usa, è positiva la previsione di campagne promozionali nei Paesi Terzi cofinanziate fino al 60% dall’Unione Europea, integrabili da fondi nazionali, con programmi rinnovabili fino a nove anni, con l’auspicio che la misura possa essere ulteriormente potenziata. L’accordo rafforza anche il sostegno al turismo enologico e alle iniziative promozionali, importanti per sostenere un fenomeno, quello dell’enoturismo, che solo quest’estate ha portato oltre 8 milioni di italiani nelle vigne, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Il settore vinicolo italiano, ricorda Coldiretti, rappresenta uno dei pilastri dell’economia agroalimentare nazionale, con un fatturato complessivo che ha raggiunto i 14,5 miliardi di euro. A gestire questo patrimonio ci sono 241.000 imprese viticole, distribuite su una superficie di 681.000 ettari, con Veneto, Sicilia e Puglia in testa per estensione. Il 78% della superficie - corrispondente a 532.000 ettari - è destinato alle Ig (65% Dop e 14% Igp), oltre a una biodiversità non ha paragoni al mondo grazie a 570 varietà indigene autoctone.
“L’accordo raggiunto ieri notte nel trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione sul Pacchetto Vino rappresenta un segnale importante di sostegno a un settore che sta affrontando una delle crisi più profonde della sua storia. Come già sottolineato dal Copa-Cogeca, la nostra Organizzazione europea di rappresentanza, accogliamo con favore la rapidità con cui le istituzioni dell’UE hanno reagito. Tuttavia, è molto deludente che alcuni elementi chiave, che avrebbero potuto rendere il testo più solido e efficace, siano stati esclusi. L’accordo scaturito ieri rischia pertanto di restituire solo parzialmente gli strumenti necessari per ridare competitività al settore”, commenta dal canto suo Luca Rigotti, presidente del Settore Vitivinicolo di Confcooperative e Presidente del Gruppo Vino del Copa-Cogeca.
“Non vi è dubbio che alcune delle misure approvate, come i progressi nel cofinanziamento per l’adattamento ai cambiamenti climatici, per la lotta alla flavescenza dorata e per gli investimenti nell’enoturismo, rappresentino passi concreti nella giusta direzione”. Rigotti accoglie inoltre con favore la nuova designazione “a ridotto contenuto alcolico” per i vini dealcolati, “uno sviluppo positivo per produttori e consumatori”, auspicando nel contempo “che si arrivi a breve anche ad una soluzione per i vini a bassa gradazione alcolica naturale (low alcohol) per i quali stiamo registrando grande interesse da parte dei mercati”.
“Non possiamo tuttavia nascondere - prosegue Rigotti - la nostra forte preoccupazione per l’esclusione di strumenti fondamentali per l’efficacia del pacchetto, tra i quali la possibilità di poter utilizzare i fondi non spesi nell’esercizio all’anno successivo (carry over) e per la mancata estensione alle cooperative delle aliquote di cofinanziamento più elevate previste per le Pmi. Si tratta di mancanze che limiteranno il potenziale di un pacchetto che, pur positivo, avrebbe potuto essere molto più incisivo”.
“L’auspicio - conclude il presidente del Settore Vitivinicolo - è che le innovazioni introdotte restino valide anche oltre l’attuale Pac e che le misure escluse, il carry over, l’eliminazione delle proroghe delle attività promozionali e l’accesso delle cooperative alle aliquote di cofinanziamento più elevate, possano essere integrate nelle future revisioni normative, così da offrire un sostegno realmente adeguato ai viticoltori europei nel quadro di una Ocm che dovrà mantenere la sua specificità e un budget adeguato”.

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