È possibile che, al cambiare del colore del packaging di un oggetto o di un bene, cambi l’attitudine all’acquisto del consumatore? Pare proprio di sì, e la conferma arriva dallo studio di “Wine Intelligence” (www.wineintelligence.com) che ha chiesto a 900 consumatori Usa di dare un giudizio alla stessa bottiglia di vino, ma etichettata in 7 colori diversi, in termini di attrattività (“quante trovate attrattiva ogni etichetta?”), di prezzo atteso (“quanto siete disposti a pagare per ogni bottiglia?”) e probabilità di acquisto (“quante probabilità ci sono che compriate una di queste bottiglie?”).
Il risultato è chiaro, il colore pesa, ed il più attraente, come c’era da aspettarsi, è il rosso, che convince il 75% degli intervistati, mentre dalla parte opposta è il grigio il colore meno attraente, con la metà dei feedback positivi del rosso. In poche parole, un quarto del mercato potrebbe trovare più attraente una bottiglia di vino solo cambiando il colore dell’etichetta. E non è tutto, perché anche l’intenzione d’acquisto cresce, addirittura del 22%, con il consumatore che è pronto a riconoscere alla bottiglia con l’etichetta rossa un valore di 50 centesimi in più (è bene ricordare che si tratta di bottiglie inventate, ma del valore ipotetico di 10 dollari, ndr).
Detto dei risultati, qualche ipotesi, invece, è venuta meno. Ci si aspettava, ad esempio, che al nero venisse riconosciuto un valore ed un’attrattività maggiore, e invece è solo in quinta posizione, dietro a rosso, viola, blu e arancione, mentre il blu, considerato un colore che poco si addice al vino, è al terzo posto, più attraente di arancione, nero, verde e grigio. Certo, l’etichetta è fatta di tanto altro, soprattutto di informazioni, che devono aiutare il consumatore e comunicare il più possibile il vino e l’azienda che lo produce, eppure, il colore, una singola variabile, è uno degli aspetti fondamentali da prendere in considerazione per vendere o meno migliaia di bottiglie in più.
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