Bolgheri è diventato, in poche decadi, uno dei territori più prestigiosi del vino mondiale. Un’avventura nata a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta del Novecento, grazie allo spirito imprenditoriale di produttori come Nicolò Incisa della Rocchetta (Tenuta San Guido, Sassicaia), Pier Mario Meletti Cavallari (Grattamacco, oggi del gruppo ColleMassari), Michele Satta (Michele Satta), Piero Antinori (Guado al Tasso) e Lodovico Antinori, inventore dei fenomeni Ornellaia e Masseto, e oggi alla guida, nella vicina Bibbona, della Tenuta di Biserno, una delle realtà più belle del territorio. Che, a WineNews, da “eroe dei due mondi” vinicoli confinanti, spiega la sua visione attuale sull’ipotetico allargamento della Doc Bolgheri al territorio di Bibbona, idea di Meletti Cavallari in una intervista al quotidiano toscano “Il Tirreno”. Sulla quale il presidente del Consorzio Doc Bolgheri (1.150 ettari rivendicati su 1.250 impiantati, 40 aziende ed una rappresentatività del 92%, www.bolgheridoc.com), Federico Zileri, ad oggi dice “no”: “siamo ancora - commenta a WineNews - in una fase giovane della denominazione, che è nata nel 1994, e stiamo crescendo e verificando tante cose, e le priorità oggi sono altre. A partire da una zonazione puntuale del territorio. Ad oggi dico che in nessuno dei produttori aderenti al Consorzio Doc Bolgheri c’è la volontà di discutere di un ipotetico allargamento della denominazione”.
Eppure, “nel territorio se ne parla - spiega a WineNews Lodovico Antinori - anche se siamo ancora in una fase embrionale e le cose non sono chiare. Io credo che fare una Doc Bolgheri unica, che comprenda anche tutti i territori vicini, possa fare confusione, tenendo anche conto che a Bibbona c’è già la denominazione Terratico di Bibbona, per esempio. Detto questo, pensando anche all’indotto enoturistico per il territorio, non sarebbe forse una sciocchezza ragionare su un modello alla Bordeaux, dove di fatto c’è un solo nome di grande richiamo internazionale, che in questo caso sarebbe Bolgheri, ma poi ci sono delle sottozone o “sottodenominazioni” ben distinte, per intenderci, come nel Bordolese sono Saint-Émilion, Pomerol, Medòc e così via. E con questo discorso potrebbe essere coinvolta anche Suvereto, dove ci sono cantine importanti. Perché di fatto a legare queste tre zone dell’alta Maremma diverse tra loro, c’è, fondamentalmente, uno stile vinicolo comune, basato sui vitigni da taglio bordolese, che le differenzia molto da resto della Toscana, dove sostanzialmente domina il Sangiovese. Di certo è una operazione da calibrare bene e su cui riflettere molto, ma ci si può ragionare”. Parola di chi è stato tra i padri fondatori del vino a Bolgheri, ed ha poi investito in terra di Bibbona.
“Oggi, ribadisco, dobbiamo consolidare e crescere. Poi il futuro è imprevedibile - commenta ancora Zileri - e semmai un giorno si dovesse pensare di intraprendere una strada diversa da quella attuale per la Doc Bolgheri, un ragionamento come quello di Antinori sarebbe sicuramente da tenere in considerazione, è una riflessione la sua quanto meno saggia. D’altra parte, personalmente, ma come molti, ritengo che quello che dicono personaggi come Lodovico Antinori o Pier Mario Meletti Cavallari, a cui tutto il territorio di Bolgheri deve tantissimo, è sempre uno spunto di riflessione importante da tenere ben presente”.
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