Le sfide del mercato globale, per tutti i Paesi produttori, affermati o emergenti che siano, assomiglia a una partita a scacchi tridimensionali, dove le dimensioni che contribuiscono a misurare il successo sono ben più di due. Nel caso della più recente analisi targata “Wine-Lister” (www.wine-lister.com), ad esempio, sono tre, ovvero qualità del prodotto, forza del brand territoriale e prezzo: una comparazione delle performance di alcune delle regioni enoiche più famose del mondo dalla quale si conferma, ancora una volta, come l’Italia del vino possa sicuramente vantare il rapporto qualità/prezzo tra le sue carte vincenti, ma, da par suo, la Francia si conferma regina della potenza di fuoco e intoccabilità dei suoi brand territoriali, e non solo quelli di punta.
La prima coppia di insiemi di dati presi in considerazione dal team di “Wine-Lister” è composta, innanzitutto, dal prezzo medio degli ultimi tre mesi dei cinquanta vini di maggiore qualità (intesa come punteggi della critica) di Toscana, Piemonte, California, Rodano, Bordeaux, Borgogna e Champagne, e dal relativo prezzo medio a bottiglia. Il risultato è una rappresentazione grafica del rapporto qualità/prezzo del vertice qualitativo delle regioni in esame, dalla quale appare evidente, innanzitutto, che la Toscana “stacca” di poco il Rodano in termini di qualità, ma lo eclissa nel rapporto qualità/prezzo, dato che il prezzo medio dei vini del Granducato non arriva a cento Sterline a bottiglia, mentre quello dei secondi è di ben 188. California e Bordeaux sono praticamente appaiate, sia in termini di prezzo (dove la “spunta” la prima) che di qualità (dove invece a primeggiare è la seconda), mentre la Champagne è ben più in alto nella scala dei punteggi, e peraltro è una delle sole due regioni in esame che è nettamente al di sotto del rapporto medio tra qualità e prezzo. A superarla, e di non poco, è però il Piemonte, le cui grandi etichette possono offrire una qualità media seconda solo a quelli dei grandissimi di Borgogna - da questo punto di vista letteralmente inarrivabili - ma a un decimo del prezzo medio, dato che quello delle etichette borgognone è di ben 1.330 Sterline a bottiglia.
Altrettanto interessante, anche se meno lusinghiero per l’Italia enoica, è il quadro che emerge dalla rappresentazione grafica delle performance di queste sette regioni in termini di rapporto tra prezzo e potenza del “brand collettivo” rappresentato dalla fama del territorio: da questo punto di vista Bordeaux e Borgogna non potrebbero essere più diverse, dato che i vini della prima hanno una potenza di brand inarrivabile, e con un prezzo medio a bottiglia che è meno di un sesto di quello “colleghi” borgognoni, i cui contenuti volumi produttivi hanno probabilmente un ruolo molto forte da questo punto di vista.
Ben diverso il quadro all’altro estremo del grafico, dove troviamo proprio la Toscana, e, subito dopo la California, lo stesso Piemonte, che non riesce, almeno per ora, a eguagliare la performance del Rodano in termini “brand score” - anche se dal punto di vista della qualità fra i vini delle due regioni, come visto, non c’è semplicemente partita. In ultima analisi, quindi, due delle tre regioni più popolari, rappresentative e blasonate dell’Italia del vino riescono a mettere a segno ottime performance in termini di qualità/prezzo con le loro etichette di punta, ma escono non certo indenni dal confronto, in termini di potenza del brand collettivo, con le altre regioni “icona” dell’enologia francese.
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