"Il vino è cultura, fascino, storia, tradizione, e perchè no, economia, sviluppo, crescita dei territori vocati. L'Italia sta adesso lavorando molto bene anche sul piano del marketing. Un successo di qualità che ho potuto positivamente constatare a Vinitaly, davvero un grande evento". E' un Massimo D'Alema molto frizzante quello che oggi a Verona ha consacrato il mondo del vino italiano. In compagnia del patron di Slow Food, Carlo Petrini, ha visitato Vinitaly: nel suo breve tour in fiera, ha voluto assaggiare piccole chicche dell'enologia del nostro Paese, il Patriglione "della sua Puglia", il Barolo e Barbaresco in Piemonte (da Langa In, associazione di 19 migliori piccoli vignaioli), il Sagrantino di Montefalco, il Chianti e i "supertuscan's" di Antinori e poi Allegrini, grande firma dell'Amarone. Ma, alla domanda di WineNews, "su quali sono i suoi vini preferiti", il presidente ha testualmente detto "qui dentro al Vinitaly non posso fare preferenze". D'Alema, però, qualche preferenza l'ha implicitamente espressa: "il salto di qualità della Sicilia, dove preferisco Planeta; in Umbria, c'è il Sagrantino di Caprai, "un grandissimo vino, di cui ho una grande scorta in cantina, ma il cambio dell'etichetta non mi è piaciuto" e la crescita della Puglia ...". D'Alema, in tandem con Petrini, ma poi salutato il maestro Giafranco Vissani, ed ha esortato i due "fare pace, ed a volersi bene (qualche problema era nata sulle guide ..., ndr).
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