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3,8 milioni di euro dal fondo di venture capital P101 per conquistare l’Uk. Per ora. Li ha chiesti e ottenuti Tannico sognando, ma non troppo, di diventare piattaforma web di riferimento che porta il vino italiano sulle tavole dei consumers stranieri

Italia
Marco Magnocavallo, founder di Tannico

Un investimento di 3,8 milioni di euro dal fondo venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven P101 per portare il vino italiano direttamente nelle tavole dei consumatori del Regno Unito, via web. Per ora, perché lo stesso potrebbe fare, e sicuramente lo farà, anche per la Francia e la Svizzera. Li ha chiesti ed ottenuti Tannico, il portale di ecommerce di vino fondato appena quattro anni fa da Marco Magnocavallo (www.tannico.it), “con il duplice obiettivo - spiega in una nota - di diventare l’enoteca dei sogni per un appassionato di vini da un lato e di posizionarci in Europa e nel Mondo come il punto di riferimento per l’offerta di vino italiano”. Quattro in cui “ci siamo prima concentrati nella costruzione del catalogo più completo di vini italiani, arrivato a oltre 6.000 etichette da 1.400 cantine diverse (mezzo milione le bottiglie vendute negli ultimi 12 mesi, per oltre 40.000 clienti, tra consumatori finali e, grazie alla linea dedicata, ristoranti ed enoteche, per un prezzo medio di vendita di 12 euro e uno scontrino finale di 120 euro, dai 70 euro degli esordi). Uno sforzo commerciale, di redazione e di selezione enorme che ci permette ora di guardare non solo al mercato italiano, ma anche ai mercati esteri dove l’offerta di vino italiano di qualità è estremamente limitata”. Secondo i numeri che circolano, riporta “La Repubblica”, la nuova iniezione di capitali, porta il valore di Tannico ad oltre 10 milioni di euro, e servirà per finanziare azioni di marketing in Uk, ma anche il nuovo magazzino aperto a Londra, in un mercato stimato in oltre 1 miliardi sterline per il 2016, alla faccia della Brexit.

Tra il lancio del 2012 e oggi, Tannico è stata ha raddoppiare sistematicamente il fatturato e punta a superare i 12 milioni di euro nel 2017 (nel 2019 il piano della società prevede ricavi a 40 milioni di euro e un margine operativo lordo al 5%; il margine trattenuto dal portale va dal 25 al 40% del prezzo di vendita). A fine 2012 la penetrazione delle vendite online era intorno allo 0,2% del mercato del vino italiano - oggi è all’1% - mentre mercati più maturi quali Uk e Francia erano già al 5,7%.

Quando si parla di mercato online del vino sono in molti a etichettarlo come nicchia, ma per Magnocavallo, numeri alla mano, non è un segmento così ridotto, ma “un mercato enorme e per l’online un canale ancora largamente inesplorato e con una sicura crescita per gli anni a venire”: le aziende italiane sono oltre 100.000; il valore del vino venduto in Italia è di quasi 10 miliardi di euro; oltre il 10% del mercato è composto da vino con un prezzo oltre i 7 euro, quello che viene definito vino da enoteca; più di 1 milione di italiani consumano vino da enoteca; nel mondo il mercato del vino totalizza 250 miliardi di euro. Ma quali sono quindi i motivi per cui in Italia, rispetto ad alcuni Paesi europei come la Francia e il Regno Unito, la penetrazione delle vendite online di vino si attesta ancora solo allo 0,5% del mercato? “Il primo elemento è legato al ritardo nella crescita delle vendite online in Italia rispetto agli altri Paesi. Un ritardo che ci trasciniamo da anni e che lentamente stiamo recuperando in tutte le categorie merceologiche (e-commerce italiano a +16% nel 2015 secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano). Un secondo punto è sicuramente legato alle abitudini storiche degli italiani che sono abituati da sempre, ma sempre di meno per le nuove generazioni, ad acquistare il vino direttamente in cantina dal produttore. In ultimo c’è un motivo difficilmente spiegabile ma che registriamo parlando con le persone ed effettuando interviste dirette quando ci viene detto: “si può veramente comprare il vino online?”. Ebbene sì, il vino si può comprare online: è più comodo, c’è una scelta più ampia e non è necessario spaccarsi la schiena trasportando casse pesantissime dal negozio a casa”.

Con Tannico e il nuovo round di investimento da 3,8 milioni di euro guidato dal Fondo P101 insieme a diversi investitori privati (da Matteo de Brabant, fondatore di Jakala, a Maurizio di Robilant e il manager di Campari Stefano Saccardi) “possiamo ora guardare all’espansione della nostra azienda sui mercati esteri - dice Magnocavallo - siamo partiti a settembre con un magazzino localizzato nel nord di Londra che ci permette di servire i clienti del Regno Unito con un servizio next day. Ma non ci fermeremo qui e nei prossimi mesi Tannico porterà le eccellenze del vino italiano anche in Francia, Svizzera, Germania, Austria e Belgio. Un cammino di crescita faticoso ma emozionante che potrà aiutare il made in Italy a trovare canali nuovi e dalle enormi potenzialità.

Focus - P101 Insightful Venture Capital

P101 è un fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven. Nato nel 2013, con una dotazione corrente di oltre 65 milioni di euro e 23 società in portafoglio, P101 si distingue per la capacità di mettere a disposizione degli imprenditori di nuova generazione, oltre a risorse economiche, anche competenze e servizi necessari a dare impulso alla crescita delle aziende. Il fondo, promosso da Andrea Di Camillo - 15 anni di esperienza nel venture capital e tra i fondatori di Banzai e Vitaminic - e partecipato da Azimut, Fondo Italiano di Investimento e European Investment Fund, collabora con i maggiori acceleratori privati, tra cui HFarm, Nana Bianca, Boox e Club Italia Investimenti. Tra le partecipate: ContactLab, Cortilia, Tannico, Musement e MusixMatch. Le società partecipate da P101 occupano oggi complessivamente oltre 500 risorse e generano un fatturato in costante crescita e già oggi superiore agli 80M annui. P101 prende il nome dal primo personal computer prodotto da Olivetti, negli anni Sessanta, esempio di innovazione italiana che ha lasciato il segno nella storia della tecnologia digitale.

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