Dall’acquisizione di una realtà dismessa a Borgo Salariis a Treppo Grande (Udine), nasce Aganis il nuovo progetto di Simone, Fabio e Alessio Cecchetto, i tre fratelli alla guida, con la propria famiglia, della trevigiana Ca’ di Rajo, griffe del Raboso da 25 ettari vitati e 2 milioni di bottiglie prodotte ogni anno, e di Terre di Rai. La nuova avventura, invece, punta su Refosco e Friulano, ma anche su una nuova cantina, per un investimento complessivo di 5 milioni di euro nei prossimi 5 anni. Un omaggio al territorio sin dal nome, perché Aganis è il termine dialettale che definisce le agane, figure femminili della mitologia alpina, particolarmente note in Carnia.
L’azienda, invece, è composta da 22 ettari di vigneti e 15 di boschi, ed il progetto di Alessio, Fabio e Simone Cecchetto prevede la realizzazione di due spumanti, una Ribolla Gialla e un Rosé da uve 100% Pinot Nero e una serie di autoctoni in versione vini fermi come Friulano, Refosco, Malvasia e Ribolla Gialla. Frutto di un capillare lavoro di reimpianto, i nuovi vigneti saranno coltivati sui caratteristici terreni di arenaria e marna, con particolare attenzione alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente collinare. L’obiettivo primario, sottolineano i tre fratelli Cecchetto, è preservare un ecosistema perfetto, dove la viticoltura si integra perfettamente ad un habitat naturale di grande fascino, incorniciato da vette e circondato da boschi.
“Sin dalla scelta del nome questa azienda esprime la nostra volontà di dare vita a vini che sappiano parlare di territorio e di tradizioni in chiave moderna facendo entrare in scena la ninfa protagonista del marchio e di una parte delle linee di etichette. Aganis in friulano sono “spiriti” dei corsi d’acqua, protettrici di pescatori e agricoltori e guardiane della memoria di questo angolo d’Italia”, spiegano Alessio, Fabio e Simone Cecchetto. “Vogliamo fare di Aganis un’azienda da vivere. Ai piedi delle vette della Carnia e vicino a San Daniele vogliamo creare un luogo dove fermarsi a contemplare la natura, che rappresenti una sosta piacevole ai ciclisti che percorrono la vicina Ciclovia Alpe Adria che collega Salisburgo a Grado, e che offra un’evasione sensoriale a chi visita l’Ippovia e il parco botanico del Cormor”.
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