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DOC, DOCG E IGT

74 Docg, 332 Doc e 118 Igt: la frammentazione del sistema vinicolo del Belpaese

Riccardo Ricci Curbastro (Federdoc): “denominazioni rappresentative del panorama produttivo, ma troppe, difficile comunicarle all'estero”
COMUNICAZIONE, DENOMINAZIONI, FEDERDOC, RICCARDO RICCI CURBASTRO, Italia
Prosecco, tra maltempo e quotazioni sballate

“74 Docg, 332 Doc e 118 Igt sono, effettivamente, troppe. Rappresentano un patrimonio di biodiversità e ricchezza territoriale e culturale del nostro Paese che non possiamo negare, perché con il 70% di colline e montagne per forza ogni valle ha creato la sua storia, e non riguarda solo il vino, basti pensare che in Italia abbiamo più di 400 varietà di fagioli. Questo però non significa che ognuna di queste centinaia di denominazioni abbia la possibilità di diventare elemento di successo e traino per il proprio territorio e per i produttori che ci vivono. Dobbiamo renderci conto che sono troppe per farci capire all’estero, che alcune di queste potrebbero essere utilmente trasformate in sottozone di denominazioni più grandi, per cercare di fare quella sintesi che aiuta sul mercato a farci capire ed apprezzare di più da chi già pensa che l’Italia sia un immenso bacino di cultura, ma senza riempire troppo i magazzini dei musei”. Così, a WineNews, il presidente Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro, su un tema fondamentale per il vino italiano, quello di una iper rappresentazione che restituisce una realtà frammentaria e difficile da comunicare, fatta di centinaia di denominazioni che, a ben vedere, fanno spesso difficoltà ad uscire dai propri territori, limitate da produzioni irrisorie ed insufficienti a fare massa critica in un mercato sempre più globale e competitivo.
“C’è poi - riprende Ricci Curbastro - un altro problema, ossia che molte di queste Doc non presenti oggi sul mercato, non hanno un Consorzio. Non casualmente, i 90 Consorzi associati a Federdoc, che rappresentano 120 Denominazioni, valgono l’80% di quanto viene venduto in Italia e nel mondo con una denominazione d’origine. E questo non è un caso: se non si amministra la Denominazione non si ha spazio e successo sui mercati. Il primo passo da fare, logico e naturale, è eliminare le Doc che non vengono rivendicate - conclude il presidente Federdoc - anche nel rispetto di chi invece ci crede, ed il secondo è fare sintesi, quindi ragionare se non sia il caso, per alcune denominazioni più piccole, di diventare parte di realtà più grandi”.

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