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Sette / Corriere Della Sera

Economia - Aiuto, il parmesan ci sta «rubando» il Parmigiano. Provolone «made in Wisconsin». Grappa sudafricana. Fettuccine venezuelane. E poi, ancora: l’olio d’oliva «Tuscan style», il «Cambozola», il «Parma» canadese... Così gli stranieri danno l’assalto ai nomi più famosi (e ricchi) della nostra tavola. Togliendo milioni al «made in Italy». Ma non solo ... con gli americani a spingere per la liberalizzazione e i “nostri” a chiedere di estendere a salumi e formaggi le protezioni previste per le bottiglie. Anche in questo caso, però, la garanzia non sarebbe assoluta. I pirati colpiscono pure tra i vigneti. Come è successo per “Chiantopoli”, etichetta appoggiata dai giornali al caso dei 50 mila ettolitri di falso Chianti scoperti l’anno scorso dall’Ispettorato frodi fiorentino. Un colpo basso per un prodotto che vale 150 milioni di euro ed esporta il 70% delle bottiglie. “E quello che è emerso finora potrebbe essere solo la famosa punta dell’iceberg”, dice Francesco Mazzei, amministratore delegato di Castello di Fonterutoli (7,5 milioni di fatturato) e membro della commissione marketing del Consorzio Chianti Classico: “Pensi al nostro caso: sono due anni che Scotland Yard sta indagando su una partita di bottiglie false messe in giro con la nostra etichetta. Le abbiamo scoperte, le abbiamo fatte sequestrare e sono lì, in un magazzino vicino Londra.. Ma mica è facile risalire a chi le ha messe in circolazione”. Si potrebbe fare con i francesi, che alle bottiglie di Bordeaux appiccicano etichette con ologrammi e microincisioni, manco fossero banconote. “Ma da noi c’è una debolezza strutturale: il settore è polverizzato: Tanti piccoli produttori e poche griffe così forti da poter essere difese per se stesse”. Insomma, difficile proteggersi da un falso Chianti Pincopallino imbottigliato magari in Cile e venduto in un negozietto di Bangkok. Aggiungeteci che gran parte del finto Made in Italy ormai viene smerciato via Internet, rendendo i controlli ancora più difficili, e il verdetto è scritto: gli agropirati non saranno mai sconfitti fino in fondo. Il che non è un buon motivo per non combatterli, anzi. Anche perché l’arma più potente, leggi e regolamenti a parte, ce l’hanno in mano i “nostri”: “La qualità”, dice Bedoni. “Quella resta inimitabile”. Alla faccia dei pirati. E del Parmesan.

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