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Il Messaggero

L’Italia da bere: l’Oscar del vino premia il bianco di Frascati. Il prodotto dei Castelli vince nella categoria “rapporto prezzo-qualità”. San Patrignano la migliore azienda ... Tifo da stadio, ma non per un goal mundial. E' il vino in questo caso che ha aggregato ieri a un popolo felice di aficionados, tutti all'Hilton di Roma, leader dei relais enogastronomici, per l'assegnazione degli Oscar del Vino, la manifestazione che ha fatto di Roma la Capitale delle nuove e migliori tendenze del bere bene tricolore. L'idea è nata dalla fantasia di Franco Ricci, guru e guida dei sommelier romani, direttore di Bibenda - patinata rivista di culto dei tifosi di Bacco - che è riuscito a creare intorno alle più prestigiose etichette della produzione nazionale lo stesso pathos che elettrizza le grandi stelle del cinema, nell'attesa dell'assegnazione degli Oscar. Questa la grande novità romana. Un vino come un grande film. Un produttore come una stella di Hollywood. E gli appassionati, come il pubblico che si assiepa a Los Angeles in attesa dei suoi idoli. E questa la grande rivoluzione di Ricci e dei sommelier italiani. Prendere atto che il vino appartiene ormai ai grandi fenomeni di massa che muovono emozioni, passioni e budget e creare un evento adeguato a celebrarne i nuovi miti. Per questo, in una cornice tutta di olivi, vigne e girasoli ricostruita, come in un set, per ospitare le bottiglie dei "competitors", si è giocata una premiazione dal sapore a dir poco spettacolare. Presentata da una Antonella Clerici, compresa nel suo ruolo di madrina, è subito festa per il successo dell'Azienda dei Feudi di San Gregorio di Vincenzo Ercolino, una grande realtà del nostro Sud, che ha saputo valorizzare uvaggi autoctoni come il Greco, il Fiano, l'Aglianico, facendone delle vere e proprie stelle del firmamento internazionale. Carlo Verdone dal palco si è dichiarato "astemio ma fumatore", lasciando però trapelare che forse potrebbe invertire l'ordine dei "vizi", e subito è partito un boato di approvazione, perché è Roma con il più scanzonato e "pop" dei suoi vini, che si è guadagnata l'Oscar per il migliore rapporto prezzo-qualità. Ha vinto infatti il Frascati Fontana Candida Santa Teresa, all'insegna di un nuovo modo di abbinare alla tavola di tutti i giorni sapori importanti, ma non per questo a prezzi da amatore. Ha trionfato come bianco Cometa, un gioiello siciliano dell'azienda Planeta, mentre nella categoria dei rossi ha strappato la palma ai competitori toscani il San Leonardo dei Marchesi Guerrieri Gonzaga. Commenta un sommelier dalla platea. «E' un vino grandissimo. Un tempo avremmo detto che ricorda un Bordeaux importante. Ma adesso bisognerebbe dire che molti Bordeaux vorrebbero avere questa eleganza e questa complessità». Un'edizione significativa, questa degli oscar 2002 del vino, perché ne esce una fotografia di grande interesse dell'Italia enologica. Dopo gli strappi, le fughe, le derive moderniste del passato, la sensazione è che ci sia un generale ritorno alla classicità, alla pulizia, alla tipicità territoriale. Una tendenza che per giunta coinvolge l'intero paese. Non più un'Italia del vino asserragliata fra Piemonte, Friuli e Toscana, ma un Paese che si fa grande anche a Frascati, in Campania e in Sicilia, con una crescita complessiva di qualità un po' dovunque. «Il vino è passione, coraggio, poesia: non bastano solo gli investimenti. Ci vuole tanto cuore», spiega Franco Ricci. «Una prova? La grande realtà che è diventata oggi l'Azienda di San Patrignano di Andrea Muccioli». Fine della premiazione, ma a conferma dei tempi nuovi una follada stadio ha continuato ad affollare fino a sera tarda gli stand dei premiati per strappare un calice di emozione doc.

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