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La Repubblica

Marche, una magnifica ossessione per gli stranieri è la nuova Toscana. Sulla costa e nell´entroterra tirrenico ormai c´è troppa folla e i prezzi sono alle stelle, così il "Wall Street Journal" suggerisce di assaporare questa regione. L´appeal aumenta con un ventaglio di offerte artistico-culturali di assoluta vivacità
I turisti trovano ancora un mare pulito, agriturismi autentici e piatti da far gola ... L´italian lifestyle ha colpito ancora: ieri, nella sezione società del "Wall Street Journal" edizione europea, sono stati scoperti i segreti della «New Tuscany». Ovvero, le Marche. Raccontano, gli autori del servizio, che dalla pubblicazione di «Under the tuscan sun», sotto il sole della Toscana, storia autobiografica e vagamente caramellosa di una vacanza tramutata in scelta di vita, i weekend in Chiantishire e dintorni si sono trasformati in una sorta di emigrazione di lusso: semiruderi reinventati a ville, casolari assurti a dimore sontuose, agriturismi cinquestelle, in una corsa al buen retiro tutto bistecche & Chianti che, in alcuni casi, ha stravolto geografia e tessuto sociale.
Il guaio è che i ruderi sono in esaurimento, i prezzi di tutto, dalle trattorie ai mobili, in progressione folle, il senso della scelta smarrito. E allora, perché non spostarsi sull´altra dorsale, bella come quella tirrenica meno contaminata, negli afflussi come nei costi? La scoperta delle Marche, rallentata nei modi e nei tempi, è stata compiuta solo negli ultimi anni. Ma sta già rischiando di trasformarsi in una nuova, magnifica ossessione. In nessun´altra regione italiana, infatti, si assommano qualità e si detraggono problemi: formula davvero non retorica, se è vero che qui si vive più a lungo rispetto a tutto il resto del Paese, e del tutto trasversale, quando a dirlo sono industriali e dipendenti, commercianti e ragazzi, uniti in quel «modello Marche» preso a esempio spesso e volentieri dagli economisti.
I turisti arrivano e trovano mare pulito, servizi adeguati, una marea di agriturismi (veri), un´offerta alimentare da far gola al più tiepido dei consumatori. Il tutto, a prezzi che fanno venire voglia di mollare le città e trasferirsi immantinente. Tra conflittualità ridotte al minimo (così come la diffusione di droghe pesanti e microcriminalità), e un ventaglio di offerte artistico-culturali di assoluta vivacità, le Marche hanno cominciato a rosicchiare appeal alla regina Toscana. Con un plus assolutamente originale, che sta attirando simpatie e attenzioni da tutto il mondo: la cucina. Certo, qui esistono Tod´s e Paciotti, grandi firme del settore calzature, ma quasi tutto il resto della grandezza economica è legato in qualche modo all´alimentazione, che si parli di cucine componibili (Ariston, Febal, Indesit), o di cappe da cucina (Elica), di lampade e vasselerie (Guzzini), di macchine per fare l´olio (Pieralisi) o di elementi di arredamento connesso (Frau, Design Zero).
Intorno a un ventaglio di industrie così ben strutturate, la cucina tradotta in cibo trionfa, con intelligenza, attenzione, e un´impressionante continuità di offerta. Basti pensare che nelle prossime settimane si avvicenderanno un premio (il «Cuoco alle stelle», con Gualtiero Marchesi presidente di giuria), il festival della cucina italiana, un convegno voluto dalla Cooperativa Pescatori di Ancona per annunciare l´adozione del primo disciplinare in Italia sulla tracciabilità del pescato e la tutela ambientale del mare. A corollario, una vigorosa manciata di industrie enoalimentari che sono altettanti gioielli, da Latini a Varnelli. Dulcis in fundo, il triangolo magico della ristorazione, articolato tra Senigallia e Cartoceto. Hanno ragione, quelli del "Wall Street Journal": difficile tornare a casa, dopo.

L'intervista - Massimo Bernetti, produttore di vini

Massimo Bernetti, insieme al fratello Stefano e al figlio Michele, dirige una delle più belle aziende di vino marchigiano, la "Umani Ronchi".Perché il boom delle Marche?«Cominciamo ad avere buoni collegamenti: treni, autostrade e ora anche aerei, componenti importanti nello scoperta della nostra terra. Del resto, il successo dell´agroalimentare è legato al flusso turistico e quindi alla nostra "raggiungibilità". Discorso a parte per il milione di turisti che ogni anno si imbarcano dal porto di Ancona: lì c´è ancora molto da fare per catturarli alla nostra causa».Qual è il segreto?«Siamo gente che lavora, ma anche defilata, umile. Consideriamo questo successo solo un inizio. Finalmente è stata varcata la linea turistica che ci separa dalla Romagna...Cosa offrite?«Tanto: una ristorazione eccellente, alberghi quieti, grandi mostre. E anche i nostri vini, buonissimi». (arretrato de "La Repubblica" dell'11 ottobre 2003)

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