Corriere Della Sera

Pubblicità occulta, in vino veritas? ... Ho letto con molta attenzione le regole dettate dal direttore della Rai Flavio Cattaneo contro la pubblicità occulta. Tutto ciò che riguarda la Rai è letto con spasmodico interesse, forse troppo, ma per ora l’azienda è ancora considerata un servizio pubblico, un patrimonio che appartiene alla comunità. Bene, finalmente delle buone regole, ma quando entreranno in funzione? L’amore che si deve portare al settore vitivinicolo mi ha spinto a seguire l’«Oscar del vino» condotto da Antonella Clerici e Franco Ricci, uno che chiama per nome, confidenzialmente, tutti gli artisti e i produttori (Raiuno, giovedì, ore 23.30). A parte la continua citazione di etichette di vino (facciamo finta che siano come i titoli dei libri) ho avuto la sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto. Alcuni esempi: le nomination sono fatte da una rivista di settore, citata più volte; Al Bano canta ma è presentato come produttore di vino; Al Bano canta l’inno del San Raffaele con coro d’infermieri (perché non l’inno del Policlinico Gemelli?); Alba Parietti ricorda un suo amico produttore; Massimo Giletti dice che produce vino e nomina la sua socia; Barbara Bouchet elogia il figlio sommelier, lo indica alle telecamere e si augura che il prossimo anno venga gratificato; per non parlare dei premiatori titolari di aziende o imprese legate al loro nome. Ora, non è il caso di fare i moralisti, le marche fanno parte del paesaggio del nostro tempo e vanno vissute molto laicamente. Ci beviamo tutto, però una minor sfacciataggine non guasterebbe. P.S. Direttore generale, non si senta in obbligo di rispondere ma almeno mi risparmi un’altra citazione in giudizio. Sto parlando di Servizio pubblico, di quella cosa per cui si paga un canone.