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Il Sole 24 Ore

Le vendite di bottiglie all'estero hanno accusato un crollo del 37,6% in quattro anni Nel mondo si beve più vino ma arretra il «made in Italy» ... Tre volte più del mercato discografico, una volta il settore della cosmetica: il business vinicolo nel mondo, nonostante la congiuntura negativa degli ultimi anni, ha sfondato il tetto dei 100 miliardi di dollari per un totale di 30 miliardi di bottiglie (da 75 cl) consumate. Tutto lascia intendere che la corsa sia destinata a proseguire. Ma l'Italia continua a perdere terreno: in quattro anni le esportazioni sono crollate di quasi il 40%. A decidere le sorti del mercato, infatti, non saranno più i grandi Paesi produttori, in particolare Francia e Italia, quanto quelli consumatori. Stati Uniti in prima linea, già oggi leader per valore (16,7 miliardi di dollari) nonostante per consumi sia solo quarta, seguita da Francia, Italia (6,6 miliardi di bottiglie per 8,6 miliari di dollari) e Germania. Uno studio dell'International wine and spirits record (Iwsr) di Londra stima che il consumo di vino nei prossimi quattro anni crescerà ulteriormente per arrivare a 237,5 milioni di ettolitri (+6,4%), pari a 31,6 miliardi di bottiglie. Per converso anche il fatturato salirà, ma per effetto di un aumento dei prezzi medi il tasso di accelerazione dei valori sarà più che doppio (+15%) rispetto alla massa movimentata, sicchè in valore assoluto si dovrebbero sfiorare i 115 miliardi. In fatto di prezzi, attualmente il 77,3% dei consumi mondiali è fatto di bottiglie con un prezzo medio sotto i cinque dollari (per l'Italia il livello si colloca sotto i 4 dollari per oltre il 90% del consumo). Ebbene, questa fascia di vini manterrà un ritmo di crescita lieve stimata sull'1% all'anno; viceversa, i vini tra 5 e 10 euro e quelli oltre i 10 euro dovrebbero segnare un tasso superiore al 17,5 per cento. Il quadriennio 2004-2008 però è destinato a produrre non poche sorprese sugli attuali equilibri che regolano i rapporti tra i protagonisti del mercato. Gli analisti della ricerca, che è stata commissionata dal Salone del vino di Bordeaux (Vinexpo), ritengono infatti che nei prossimi anni il peso dei principali Paesi consumatori-importatori avrà un'accelerazione molto significativa, tanto da sopravvanzare i volumi consumati all'interno dei Paesi produttori. In questo contesto Francia, Italia e Spagna - che insieme producono circa la metà della produzione vinicola mondiale - consumano poco più di 70 milioni di ettolitri pari al 31,4% della domanda mondiale. Per contro i tre maggiori Paesi consumatori-importatori (Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania) oggi si fermano a 53,8 milioni di ettolitri, pari al 25,4% del consumo mondiale. Sulla base dei trend in atto, fra quattro anni la situazione evolverà in modo da sconvolgere questo equilibrio, sicchè la domanda del secondo gruppo di Paesi aumenterà almeno di 9 milioni di ettolitri, mentre la domanda interna di Francia, Italia e Spagna subirà un rallentamento causato in particolare da una picchiata che riguarderà la Francia. La ricerca non spiega il perchè di questa caduta dei vini transalpini. Tuttavia una risposta potrebbe ravvisarsi nel fatto che l'Italia ha già scontato negli anni passati un calo in volumi superiore ai cugini d'Oltralpe. La ricerca fissa per l'Italia un consumo di 47,7 litri a testa oggi, destinato a portarsi a 49 nel 2008, mentre in Francia scenderebbe da 52,7 a 48,3 litri. Ma la nota dolente per l'Italia è in agguato sul fronte delle esportazioni. Tra il 1999 e il 2003, infatti, le vendite di vino made in Italy hanno accusato un vero e prorpio crollo, scendendo 17,4 milioni a 10,8 milioni di ettolitri, con una diminuzione del 37,6 per cento. In particolare, il crollo ha interessato due Paesi europei da sempre grandi acquirenti italiani, vale a dire la Germania che ha ridotto i propri acquisti del 26,7% e la Francia, che ha li ha tagliati del 77% a meno di un milione di ettolitri. Ma la Francia, si sa, ha sempre importato vino sfuso.

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