A tavola si mangia italiano ... Il fatturato del settore agroalimentare supera i 180 miliardi, pari al 15% del Pil. Consumi a 124 miliardi, con la carne che incide per il 23%... Agli italiani piace mangiare italiano. Può essere pleonastico sostenerlo, ma in tempi di falsi a tutto spiano che non salvano nemmeno i prodotti più tipici della tavola made in Italy, vale la pena ribadirlo una volta di più. E se qualcuno coltivasse ancora delle riserve, ecco che a mettere le carte in chiaro arriva la risposta di sei italiani su sette che confessano di preferire cibi e bevande di origine nazionale. Una ricerca demoscopica commissionata dalla Coldiretti rileva, infatti, che l’88 per cento di un campione rappresentativo di residenti della Penisola a tavola preferisce consumare italiano. Di più. Il 92 per cento ritiene che dovrebbe essere fatto obbligo ai produttori di riportare in etichetta il luogo di origine della. componente agricola di qualsiasi tipo di alimento. Eccesso di zelo? “No”, è la risposta dei committenti la ricerca, ma “semplicemente un modo per dire che in un contesto di processi produttivi livellati e di globalizzazione dei mercati, il principio della trasparenza comincia dall’etichetta”. E non è neanche una questione di rispetto delle tipicità, semmai il problema è di identità e tradizione del costume, alimentare. Costume che tradotto in cifre significa un fatturato agroalimentare superiore a 180 miliardi, pari al 15% del Prodotto interno lordo, laddove la produzione industriale sfiora i 110 miliardi, l’export supera i 18,5 miliardi, l’import è a 13 miliardi che contribuiscono a fare del comparto agroalimentare il secondo per importanza (dopo il manifatturiero) del sistema economico nazionale. Quanto ai consumi, la spesa alimentare per famiglia oscilla sui 124 miliardi (456 euro mensili), con la carne che costituisce la voce più dispendiosa con il 23 per cento. Seguono appaiati i vegetali (frutta e verdura) e i cereali (pasta e pane) con il 17 per cento, quindi formaggi e latticini con il 14 per cento e via di seguito a scendere tutte le altre voci di cibi e bevande. In questo contesto, il patrimonio enogastronomico del made in Italy tipico - alimenti che rispondono a logiche produttive derivanti da metodiche locali e come tali riconosciute dalle regioni di appartenenza - annovera ben 4.100 prodotti della tradizione con un trionfo di paste, pane e biscotti (1.252 articoli), vegetali (1.193), carni e insaccati (716), formaggi (456) e molti altri ancora. E non è tutto, perchè accanto alla linea della tradizione bisogna metterci l’eccellenza, ovvero l’offerta dei prodotti con denominazioni protette (Dop) che, oltre alle metodiche produttive convenzionali, hanno il pregio di provenire da zone determinate ristrette. Più o meno quanto accade per la variegata gamma di 481 vini di origine controllata, tra i quali spiccano 34 referenze Docg, dove la g di garantita è un distintivo di ulteriore selezione e spiccato valore. Anche se non basta la denominazione a eliminare tutte le problematiche di un settore che certo merita molta più attenzione.
Le richieste dall’estero...
L’agrifood italiano è molto richiesto dai consumatori internazionali e quest’anno i flussi all’export hanno intrapreso un ritmo assai più vivace rispetto agli ultimi anni, al punto che i dati parziali suggeriscono valori di crescita pari a due-tre volte il risultato 2005, che si accontentò di chiudere con un modesto +2,7 per cento a 18,6 miliardi di euro. Il che colloca il Paese all’ottavo posto tra tutti i Paesi esportatori di agrifood. La tavola made in Italy, proprio per la bella immagine che gode sui mercati esteri, merita sicuramente di più. Infatti, osservando la graduatoria, possiamo pure comprendere il primato degli Stati Uniti che, con 48 miliardi di euro, sono al vertice della classifica. Si comprende meno, invece, quando si “scopre che Paesi a noi più vicini - la Francia (37 miliardi), l’Olanda (35), la Germania (32) - riescono a fare molto di più e meglio dell’Italia. Delle due runa: o questi Paesi sono davvero bravi a formulare la propria offerta, oppure è l’Italia che non riesce ancora a fare sistema nel promuovere l’export della tavola made in Italy.
(arretrato de Il Sole 24 Ore del 13 novembre 2006)
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