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Finanza&mercati

«Senza qualità non c’è scampo». Il pugno di ferro di Fischer Boel ... Il commissario europeo è il terrore degli agricoltori italiani. Su F&M cerca di rassicurarci ma senza riuscirci. A temere sono soprattutto le pmi... Non ci sta Mariann Fischer Boel, commissario europeo all’Agricoltura, a passare per quella che vuole affossare l’agricoltura italiana. E in un’intervista a Finanza & Mercati chiarisce la propria posizione.
Commissario Fischer Boel, fuori dai denti, gli agricoltori italiani lamentano un atteggiamento ostile da parte sua nei confronti dell’Italia rispetto a Francia e Germania. Il riferimento è alla riforma dello zucchero e alla recente questione del vino. Qual è la sua posizione?
La mia filosofia è molto semplice: faccio quello che credo sia meglio per l’agricoltura europea. L’Italia ha votato a favore della riforma dello zucchero. Ha negoziato duramente ma lealmente e ha ottenuto la possibilità di un aiuto extra peri Paesi che hanno rinunciato ad almeno la metà delle loro quote. Oggi sono felice di vedere che molti produttori italiani hanno compreso i vantaggi del Fondo di ristrutturazione, piuttosto che aspettare di essere tagliati fuori dal mercato in una fase successiva senza compensazione. La scorsa settimana abbiamo tagliato la produzione di zucchero su quest’anno del 13,5%. Grazie agli sforzi che l’Italia ha già fatto, è stata esentata dalla decurtazione. Penso che questo sia un buon esempio di equità.
E sul vino?
Voglio aiutare il settore del vino ad aiutare se stesso. Noi abbiamo bisogno di spendere i nostri soldi in modo più intelligente. Questo significa spendere meno soldi liberandosi del surplus di produzione a bassa qualità e più soldi sul miglioramento della qualità, della commercializzazione e della promozione. Da quando ho reso queste mie idee c’è stato un dibattito molto vivo. Abbiamo avuto input da tutta Europa, comprese molte regioni italiane e ne terremo conto quando presenteremo la nostra proposta legislativa a luglio. Quando la proposta arriverà in Consiglio, so che il ministro Paolo De Castro continuerà a lavorare in modo positivo.
Adesso si teme per la riforma del settore dei pomodori. È una paura giustificata?
Capisco che i produttori siano preoccupati dei cambiamenti che abbiamo proposto per il settore della frutta e degli ortaggi, penso che queste ma paure siano esagerate. Le nostre analisi mostrano che «disaccoppiare» l’aiuto dalla produzione è il modo migliore per assicurare un futuro sostenibile a lungo termine per l’industria della trasformazione nell’Ue. Alcune imprese di trasformazione temono un maggiore calo nei rifornimenti di pomodori, ma secondo le nostre analisi non saranno molti i produttori a lasciare il settore: alcuni dovranno uscire, ma saranno sostituiti da altri.
L’altra accusa che le rivolgono è quella di difendere la grande industria contro le produzioni di qualità.
Sono una forte sostenitrice di un’agricoltura altamente diversificata nell’Unione europea. Ovviamente ci saranno alcuni grandi produttori di scala che saranno capaci di competere più efficacemente sul mercato mondiale. Mi è chiaro però che l’Europa non può competere con le economie emergenti come il Brasile. Per questo spingo tutti a focalizzarsi sulla qualità della produzione, che è il settore nel quale abbiamo un vantaggio rispetto ai concorrenti. Vedo anche un forte potenziale nell’esportazione di prodotti di qualità nelle regioni del mondo che stanno acquisendo benessere. Per questo il riconoscimento delle nostre indicazioni geografiche è così importante per me.
Il problema dell’Italia è una mancanza di capacità di lobbying a livello europeo?
Non sono affatto d’accordo che esista un «problema italiano». L’Italia è molto efficace nel far sentire i propri messaggi a Bruxelles. Solo per fare un esempio, il 26febbraio ho incontrato il nuovo presidente di Coldiretti Sergio Marini ed è stato un incontro molto positivo. Spero di restare in stretto contatto con lui e con gli altri gruppi di interesse italiani per il resto del mio mandato.

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