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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

“L’Europa punta sulla qualità. Ma non può vietare gli Ogm”  ... Intervista al commissario all'Agricoltura Fischer Boel... Qualità, qualità, qualità. Conquistata dalle arance rosse di Sicilia, e da un bel giro in macchina tra frutteti e vigneti, Mariann Fischer Boel, danese, commissaria Ue all’Agricoltura e allo sviluppo, accende gli entusiasmi della “Cernobbio della campagna”, il forum di Confagricoltura sul tema “Il futuro fertile”, che si conclude oggi con l’intervento in videoconferenza del premier Romano Prodi, e che ha vissuto ieri una giornata assai densa di parole, proclami, sfide, interventi a tutto tondo, presente anche il ministro per le Politiche agricole, Paolo De Castro. Accende la platea, la commissaria, quando dice che “la produzione di qualità è molto importante, così come le indicazioni geografiche tipiche, che hanno grande visibilità”. E ancor più quando annuncia che “ci sarà una politica agricola comunitaria anche dopo la scadenza del 2013, perché non vedo utile una concorrenza trai 27 di fronte al mondo, nella sfida della competitività sulla scena dei grandi mercati”. Salvo poi spruzzare almeno un paio di docce gelide, quando spiega che “gli Ogm non si possono vietare, perché questo comporterebbe penali in ambito Wto”, e quando ammette che lo spettro del tetto agli aiuti all’agricoltura esiste: circola anzi una cifra, si parla di 300mila euro per azienda, “se così fosse sarebbe un disastro che provocherebbe la perdita di 19mila posti di lavoro tra settore e indotto”, mastica amaro il padrone di casa, Federico Vecchioni, presidente di Confagricoltura.
Signora Fischer Boel, davvero gli Ogm entreranno in Europa?
“Gli Ogm non si possono vietare, si rischiano sanzioni in sede Wto. Non è possibile una regola europea unica, devono decidere i governi nazionali. L’importante è che quelli che entrano non danneggino la salute e l’ambiente: deve esserci quindi una base scientifica, non può bastare una sensazione. E’ necessaria una comunicazione chiara”.
Si va quindi verso l’etichetta unica europea?
“E’ in fase di valutazione la necessità di una etichetta europea. Che comunque non deve danneggiare i marchi di indicazione geografica o le denominazioni, che sono utili per ottenere un prezzo superiore. Insomma, bisognerà approfondire se esistono le basi per un marchio europeo”.
Guardando all’agricoltura italiana, quali sono i settori che hanno più fretta di riforme?
“L’organizzazione comune di mercato per l’ortofrutta e per il vino vedono l’Italia in prima fila. Per l’orto- frutta possiamo concludere addirittura entro giugno, purché ci sia accordo politico. Quanto al vino, ci siamo avvicinati a un accordo di riforma complessiva, ma bisogna ristabilire un equilibrio. Sono rimasta delusa dalle cifre del settore: mezzo miliardo di euro per la distillazione, per distruggere vino che nessuno voleva bere, e 1,4 miliardi per la promozione. Questa è pura follia. Il settore del vino deve imparare a camminare con le proprie gambe, senza stampelle: ma quando si abolirà la distillazione ci saranno produttori che non riusciranno a sopravvivere”.

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