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Il Sole 24 Ore

I russi scoprono il vino italiano ... Esportazioni. De Castro: Mosca si impegna a ridurre i dazi sui prodotti alimentari e a semplificare le normative. Balzo delle vendite (+81%) dopo lo stop all’import Georgia e Moldavia... Il vino italiano Sta attraversando in Russia un momento d’oro. Le esportazioni dopo aver messo a segno un +30% nel corso del 2006 hanno proseguito il trend positivo registrando nei primi mesi del 2007 un ulteriore balzo dell’81 per cento. Un’accelerazione sostenuta anche dall’inaspettata apertura di nuovi spazi di mercato in seguito allo stop che Mosca ha imposto alle importazioni da Georgia e Moldavia. Circostanza che ha fatto volare l’Italia nel giro di pochi mesi dal quinto al secondo posto (alle spalle della Francia) fra i principali esportatori. Ma i progressi non dipendono solo da questo. L’attenzione dei consumatori russi nei confronti del vino italiano è molto forte. E lo si è verificato durante VinItaly-Cibus, la manifestazione organizzata dalle Fiere di Verona e di Parma (con la partecipazione di Buonitalia e Ice) che ha toccato nei giorni scorsi Mosca e San Pietroburgo.
I dati positivi non devono far dimenticare che molto resta ancora da fare. Lo ha ricordato il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, che nei giorni scorsi a Mosca ha avuto un incontro bilaterale con il ministro russo all’Agricoltura, Alexei Gorneyev. “Ho ricevuto rassicurazioni dal Governo russo - ha spiegato il ministro De Castro - sulla possibilità di ridurre i dazi sul vino e su altri prodotti alimentari dall’attuale 20 al 5% in tre anni, a partire dall’ingresso di Mosca nella Wto. Ho inoltre ottenuto l’impegno a semplificare l’attuale sistema di fascette apposte in Russia sui vini importati con un sistema di contrassegni applicati alla partenza”. Al di là dei progressi sul fronte fiscale e della semplificazione normativa resta che il vino made in Italy sta riscontrando una vertiginosa crescita di interesse in Russia. Basti pensare che in tre giorni la kermesse Vinitaly-Cibus (che ha coinvolto circa 110 aziende del vino e 30 circa dell’alimentare made in Italy) ha registrato quasi 2mila visitatori. E non pochi di questi contatti si sono già trasformati in business.
È il caso, ad esempio, delle 9 aziende (4 del Chianti classico, 5 piemontesi e una della Franciacorta) che hanno ricevuto dall’importatore russo Vinoterra un ordinativo per un milione di euro. “Il nostro è un exploit - spiega il consulente di Vinoterra, Ferrante Di Somma - che mostra l’attenzione crescente nei confronti del vino italiano da queste parti. Sono continuamente sollecitato dagli importatori locali a individuare nuovi vini italiani da proporre al pubblico”. La crescita della domanda riguarda in maniera trasversale tutto il portafoglio dell’offerta italiana. “C’è un netto salto di qualità rispetto anche a solo due anni fa - dice il produttore di Franciacorta, Riccardo Ricci Curbastro - con un’attenzione sempre maggiore anche al segmento degli spumanti italiani”. “L’interesse del pubblico russo coinvolge anche le nicchie - spiega la responsabile marketing della cantina pugliese Valle dell’Asso, Marina Saponari - come quella dei nostri vini biologici”. Per molti operatori, inoltre, tra i mercati emergenti la Russia è quello che presenta le prospettive migliori. “A differenza di Cina e India - aggiunge Piero Incisa Della Rocchetta che segue i mercati esteri per l’azienda del celebre Sassicaia - i russi hanno una cultura del vino abbinato ai cibi. Per questo sono convinto che i progressi di questi mesi rappresentano solo la punta di un iceberg”.
E nella ricerca di nuovi spazi di mercato all’estero il vino italiano potrà sempre più contare sull’apporto della Fiera di Verona. “Il nostro prossimo obiettivo - spiega il direttore di Veronafìere, Giovanni Mantovani - è quello di trasformare Vinitaly in un brand che diventi all’estero sempre più sinonimo di vino italiano di qualità. Rafforzeremo dunque il nostro impegno per sostenere il vino, ma anche l’intero paniere di prodotti alimentari italiani. Un settore nel quale, anche grazie alla rinnovata rassegna Agrifood, Verona copre il 40% dell’offerta fieristica in Italia”.

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