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Il Sole 24 Ore

Quelle opere d’arte sulle bottiglie di vino ... In principio fu il monaco francese Pierre Pèrignon, che mettendo a punto il suo metodo, detto poi champenoise, legò una pergamena disegnata al collo della bot­tiglia con un pezzo di spago. In Toscana, pe­rò, c’è chi ancora giura che il primo in asso­luto a disegnarne una fu il botanico fiorenti­no Micheli, che nel 1700 volle esser sicuro di riconoscere il contenuto della bottiglia che gli era stata appena servita schizzando con la penna d’oca in una mano e l’oca nell’altra. Per la cronaca, era verdicchio.
A inaugurare il secolo d’oro delle eti­chette fu comunque Cassandre, l’indimen­ticabile cartellonista decò Adolphe Jean Marie Mouron. Cravatta stretta e scarpe con le ghette, Cassandre non si limitò a dar corpo alla mitologia della Belle Epoque, che viaggiava tra Le Havre e New York sui piroscafi Normandie e Atlantique, scendeva a Londra sui vagon lits Cooks, preferiva l’aperitivo Pivolo, si svagava sui bicicli Brillan e fumando sigarette Pacific non poteva prescindere dai cappelli impermeabili Ernest. Poco prima che la guerra di Spagna travolgesse del tutto il i “Grand Hotel sull’abisso” - come il filosofo Theodor Wiesegund Adorno aveva battezzato l’infantile borghesia europea risvegliata dal Nazismo - Cassandre aveva disegnato straordinarie etichette per bottiglie, anzi per spirits, come preferivano esprimersi le signore. A partire dal catalogo dei fratelli Nicolas, vinai in Bordeaux dal 1822, che resta forse il suo capolavoro. Qualcosa di più di un disegno quindici per dieci stampato in 30mila copie e incollato i su altrettante bordolesi. Vere e proprie opere d’arte, riportate su carnets cuciti a mano oggi introvabili. Un allure e un sucesso, per i fratelli Nicolas, che neppure i 460 punti vendita della Francia d’oggi, compreso quello di Piace de La Madeline a Parigi, potranno mai eguagliare.
Da allora, dalla primavera del Grande Gatsby europeo scomparso per sempre, resta solo l’etichetta come chiave di marketing strategico, sempre più chiave del successo di un terroir o una docg. Un’evoluzione comunque contagiosa, se si pensa che dall’indimenticabile bomber Lothar Matheus al discusso Nobel Dario Fo, al transavanguardista pittore Sandro Chia la lista di chi si cimenta con l’etichet­te cresce a vista d’occhio. Tra i professio­nisti la musica è diversa. Il palmarès resta alla fiorentina Doni&Associati, forse l’uni­co studio al mondo specializzato, dal 1977, nella progettazione di etichette per vini. Dopo aver contribuito al successi di gioiel­li di nicchia e maison blasonate come Antinori, Banfi, Cecchi, Donnafugata, Frescobaldi, Mazzei, Sella & Mosca l’ambizione è di ampliare la raccolta del Museo di Cupramontana, nei pressi di Ancona, dove dal 1987 il critico d’arte Armando Genesi ha raccolto oltre 100mila etichette. Prosit.

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