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La Repubblica / Affari&finanza

Mediobanca, le nostre famiglie alle prese con i big dell’enologia ... Ottimismo anche per il 2008 sull’andamento internazionale. Ma il modello proprietario italiano è l’elemento di debolezza... I produttori italiani vedono rosa anche per il 2008, nonostante i venti di recessione che ormai spirano negli Stati Uniti.
Del resto il principale mercato di riferimento per il mondo vinicolo italiano è l’Europa che assorbe poco meno del 50% delle esportazioni mentre gli Usa sono al secondo posto con circa il 40%. Il sondaggio condotto da Mediobanca tra le principali 92 aziende vinicole italiane rivela che il 52% è ottimista riguardo alle prospettive di vendita in generale e il 57% crede in un ulteriore aumento delle esportazioni. Intanto i primi dati consuntivi per il 2007 confermano il trend di crescita per l’Italia che è sempre più vicina a insediare il primo posto della Francia quanto a volumi prodotti. Ma il sistema vinicolo italiano resta caratterizzato da un asset proprietario che vede la prevalenza della gestione familiare (63%), seguita dalle cooperative (21%) e per il 16% da gruppi a capitale misto. Le cooperative, che complessivamente contribuiscono per il 40% al fatturato del gruppo delle 92, occupano con Giv, Caviro e Cavit i primi tre posti delle maggiori società vinicole italiane. Al quarto posto segue la Ferdinando Giordano di Cuneo, nel cui capitale è entrato da qualche mese un gruppo di private equity, e la fiorentina P. Antinori.

Nel complesso, l’aggregato di queste 92 società rivela un capitale investito di 3,8 miliardi e un volume di vendite di 3,7 miliardi. Il tasso di rappresentatività di conseguenza è pari al 41% del valore totale della produzione italiana nel 2006 (stimata in circa 9 miliardi di euro) e al 52% dell’export (pari a 3,2 miliardi).

A livello internazionale, la statunitense Constellation Brands si conferma la prima al mondo con un fatturato di 3,96 miliardi di dollari seguita dall’australiana Foster Group (2,96 miliardi di fatturato, di cui 1,6 derivante dalle attività legate al vino) e al terzo posto dal sudafricano Distell Group (569.622 dollari).

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