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Il Messaggero

Il popolo del vino fa quadrato: puniteli ... Produttori e politici da Verona: “Stiamo facendo sforzi straordinari”... Dopo il giovedì
dei dubbi, dello sconcerto e dei
colpi di teatro arrivano le alte
istituzioni dello Stato e due
esponenti di governo a portare il loro
sostegno
al mondo del vino italiano,
scosso e in stralarga parte incolpevole e traumatizzato. Mentre il procuratore della Repubblica di Taranto, Aldo Petrucci, precisa che “nessuna sostanza cancerogena è stata riscontrata fino a questo momento” nei mosti sequestrati, quelli che sarebbero stati venduti da aziende tarantine a varie aziende produttrici di vino. Proprio su questa base i ministri dell’Agricoltura e della Salute, De Castro e Turco, hanno diffuso un comunicato in cui fanno sapere che in sostanza nelle partite di vino sotto inchiesta provenienti da tarantino vi sarebbero adulterazioni a base di acqua, zucchero e additivi ma non tali da costituire pericolo per la salute. E’ questo il senso di quanto comunicato dai ministri alla Ue, che ne ha accettato le rassicurazioni.
Ieri sono sfilati tra gli stand del Vinitaly il presidente del Senato Franco Marini, il ministro per le Politiche della famiglia Rosi Bindi ed Emma Bonino, titolare del Commercio estero. Affettuosa, ma ferma, la testimonianza di Marini, abruzzese, venuto a tagliare la torta per i 40 anni della Doc Montepulciano d’Abruzzo, in intuibile festa. “Se ci sono adulterazioni, cose contro regole e legge, s’intervenga con gran determinazione”, debutta Marini alludendo ai 70 milioni di litri divino “low cost” adulterati e nocivi, sotto indagine in sei regioni. E prosegue: “Si deve sapere, e punire, chi ha compiuto tutto ciò, perché qui c’è un intero settore che sta facendo sforzi straordinari”.
Quanto alla Bindi, duplice il senso della sua presenza: da buona intenditrice, prima; e poi a ricordare che il vino da noi è affare di famiglia: non solo perché a struttura familiare è la gran parte delle (quasi 700.000, tra semplici produttori di uve, vinificatori, imbottigliatori) imprese di settore, ma, ora che anche molti giovani hanno scoperto, o riscoperto, in nuovi ambiti di socialità il fascino di gusto e seduzione che un calice “giusto” può contenere e trasmettere, c’è un nuovo “trait d’union” intergenerazionale da considerare. Anche Bindi ha parole forti e di sostegno al comparto: “Mi pare che il vino sia tino dei più grandi risultati del Paese. Aggiungo solo di smettere di farci del male”. A seguire, un brindisi “al vino e all’Italia”.
Diverso, per ovvi motivi di ruolo, il messaggio della Bonino, direttamente, istituzionalmente interessata al “miracolo” 2007 di un comparto capace di coprire da solo quasi il 20% in valore dell’export agro-alimentare nazionale, di crescere di quasi l’8%, di incassare 3,5 miliardi all’estero, di farsi strada sui nuovi mercati dell’Est con un balzo vicino al 50% in un anno. Proprio quei mercati (e quei nuovi ricchi) che un “sondatore” del sistema del calibro di Hugh Johnson, top seller mondiale di libri sul vino (5 milioni di copie solo del suo “Atlante dei vini”) e Thierry Desseauve, coautore della Guida più seguita di Francia, entrambi ospiti al Vinitaly, indicano all’Italia. Oltre alla necessità di salire ancora nel settore dei bianchi.
Chiedono di distinguere, infine, gli scandali che riguardano “vini da tavola di fascia bassissima e indifferenziati” dai problemi ben diversi che possono sfiorare il vino delle grandi denominazioni le organizzazioni di settore. Vedi caso Brunello e vigneti non in regola con il disciplinare. “Impossibile associare le due problematiche”, afferma
Confagricoltura. E mentre anche Coldiretti invita a intervenire duramente, ma evitando drammatizzazioni gratuite, in coro tutti sottolineano di nuovo l’attendibilità “dimostrata dal sistema dei controlli”. Ora, però, tocca ai giudici restituire ai consumatori una fiducia certamente scossa.

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