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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Dop e Igp: due sole sigle cambieranno i vini europei ... I pionieri dell’Unione Europea si sarebbero scandalizzati al solo pensiero che il futuro governo federale si sarebbe occupato persino del sistema delle denominazioni dei vini, ma così è e bisogna prenderne atto. Tanto più che la questione ci riguarda da vicino visto che l’Italia è il paese con il maggior numero di denominazioni alimentari, pari al 21% dell’intero paniere europeo.
L’agro-alimentare e il vino italiano rappresentano ormai uno dei capisaldi dell’economia e dell’immagine dell’Italia nel mondo. Per questo la recente riforma del mercato comune del vino (Ocm) che dall’agosto 2009 trasferirà all’Europa la competenza esclusiva sull’intero sistema delle denominazioni d’origine dei vini rappresenta un’occasione straordinaria per fare chiarezza anche nella politica domestica dell’intero settore vinicolo.
Tutti i paesi dell’Unione Europea saranno obbligati entro un anno ad accorpare le Docg, Doc e Igt oggi esistenti in due sole sigle europee: Dop e Igp. Oggi abbiamo in Italia ben 39 Docg, 316 Doc e 118 Igt. Circa metà dei 50 milioni di ettolitri di vino italiano sono coperti da queste sigle. Con la nuova configurazione europea le Dogc e le Doc italiane saranno destinate a diventare Dop e le Igt italiane saranno destinate a diventare Igp.
Non si tratta solo di una questione nominalistica perché sarà una sorta di rivoluzione che renderà un poco provinciali e molto domestiche le recenti inchieste e polemiche sul vino italiano. Non a caso il ministro francese dell’agricoltura, Michelle Barnier, si prepara a varare un Piano di ammodernamento destinato a rilanciare il vino francese nel mondo con la creazione di un Consiglio di direzione vini, cui faranno capo 10 consigli territoriali. Quanto ai disciplinari che in Italia hanno recentemente sollevato inchieste giudiziarie e polemiche a non finire, per il ministro francese dovranno garantire “elasticità, qualità del prodotto e informazione leale al consumatore”.
Credo che il ministro italiano, Luca Zaia, dovrebbe riflettere attentamente su questo Piano di ammodernamento del ministro francese, perché noi ben più dei francesi abbiamo bisogno di riordinare l’intero settore e di evitare quella proliferazione delle sigle che il Comitato vini, oggi presieduto da Flavio Tattarini, già presidente dell’enoteca italiana di Siena, ha dispensato con troppa generosità. Bisognerebbe approfittare anche da noi di questa riforma europea per varare un grande piano di riordino e di ammodernamento dell’intero settore vitivinicolo e per un rilancio complessivo dell’agro-alimentare italiano, magari riaprendo le porte alla ricerca sperimentale anche nel settore della genetica applicata all’agricoltura.

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