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La Nazione

Vendemmia, vino in calo ... Toscana: sotto i 2 milioni e mezzo di ettolitri ma qualità elevata... Meno dieci per cento. Meglio solo della Sardegna, un po’ peggio dell’Emilia Romagna: le uniche tre con il segno meno in Italia. Fosse solo una questione di numeri, la vendemmia 2010 per la Toscana non avrebbe grandi prospettive: le stime di Assoenologi, elaborate un mese fa, a condizioni climatiche incerte, fermavano a quota 2 milioni e 495mila ettolitri la produzione, poco meglio del caldissimo 2003, la stagione più “stitica” nelle vigne dell’ultimo decennio. Numeri lontani anni luce dagli oltre 3 milioni di ettolitri del 2004, e comunque stabilmente sotto le produzioni di Piemonte e Abruzzo. Per fortuna, però, Toscana non vuol dire solo quantità. Anzi, un calo del prodotto non è neppure un danno, in condizioni di mercato difficili: tanto difficili che il Chianti Classico ha ottenuto dalla Regione un calo del 20 per cento nelle rese produttive “per favorire l’equilibrio di mercato”. Proprio dalle terre del Gallo Nero giunge la notizia del miglior risultato commerciale dell’anno: il Chianti Classico da gennaio ad agosto ha piazzato 19 milioni di bottiglie, il 10 per cento in più sul 2009. In soldoni: l’imbottigliato bene o male funziona, anche se i clienti cambiano spesso. I guai, seri, sbattono in faccia a chi vende uva o mosto sfuso: prezzi crollati, controlli più rigidi, la sopravvivenza è a rischio. Poi arriva il miracolo: la vendemmia. Che in Toscana vuol dire prima di tutto qualità. Quest’anno la strada sembra buona, con qualche punta di ottimo, di eccellenza. Ma la cautela è d’obbligo. Commenti a macchia di leopardo, chi è già sicuro di caratteristiche di eccellenza, chi aspetta ancora qualche giorno per esprimere una previsione più o meno definitiva. Per tutti, un pizzico di ritardo, almeno una settimana, per l’andamento climatico “strano” di questa annata: inverno freddo, primavera piovosa, estate con un inizio torrido e poi pesanti rallentamenti, infine un po’ di sole. Che significa? In genere uve più polpose, ma anche piante a rischio: le piogge d’agosto hanno portato al risveglio di peronospora e oidio. Vuol dire benissimo per le verità precoci, come il merlot sulla costa e le uve rosse della zona del Morellino di Scansano. A Bolgheri la raccolta è cominciata, da quasi due settimane, con la previsione, dicono alla tenuta Caccia al Piano di proprietà della Guido Berlucchi, “di vini più equilibrati, eleganti, di spessore ma con tannini maturi, con gradazioni alcoliche inferiori rispetto agli ultimi anni, tutti elementi di gran pregio”. Un punto di osservazione privilegiato è quello della famiglia Zonin, che parla di “condizioni diverse tra Chianti e Maremma”. A Castello d’Albola, in Chianti “ il settembre limpido aiuta nella concentrazione, per un’annata davvero ideale”, mentre a Rocca di Montemassi “il merlot presenta straordinari contenuti zuccherini, e il fermentino ha profumi intensi ed eleganti”. Sangiovese in ritardo: si comincia in questi giorni a raccogliere l’uva principe del Chianti, Brunello e del Nobile, e “acidità e tenori zuccherini modesti consentiranno di produrre grandi vini senza arrivare a 15° di alcol”, conferma Alessandro Marchionne, direttore di San Felice, a Castelnuovo Berardenga. “Vendemmia tardiva ma grande qualità in maremma” prevede Filippo Mazzei. E da Rufina, il Chianti più settentrionale, il presidente del consorzio, Giovanni Busi, parla di “uve mature e sane: si preannuncia un’ottima vendemmia”.

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