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Il Sole 24 Ore

Corre il trimestre di Lvmh. Asia e Cina spingono i ricavi ... Negozi chiusi prima per evitare l’esaurimento scorte a Natale... In Borsa, tra gli analisti e gli investitori era forse il dato più atteso della settimana: il fatturato del terzo trimestre di Lvmh. E il numero uno mondiale del lusso, il primo del suo settore a diffondere queste cifre, non ha tradito le aspettative, anzi. Le vendite hanno fatto segnare un incremento del 23,6% nel trimestre (a 5,22 miliardi) e del 19% sui primi nove mesi (a 14,2 miliardi), confermando che il lusso sta andando fortissimo. Trainato soprattutto dall’Asia, Cina in particolare, ma confermando anche una buona solidità in Europa e Stati Uniti. Che tutti gli indicatori fossero al bello fisso era apparso evidente dalle dichiarazioni dei giorni scorsi dei vertici di Hugo Boss (“Per il mercato del lusso la crisi è davvero finita”), di Lanvin (“La crisi appartiene al passato”), di Dior (“La domanda è tornata, ovunque”). Mentre il magazine cinese Hurun sottolineava che undici delle donne più ricche del globo stanno tra Pechino, Shanghai e Hong Kong. “E chi non può o non vuole investire direttamente sui titoli cinesi - spiegano a Hsbc - cerca di approfittare di questo scenario comprando Lvmh o Hermès, Burberry o Richemont”. Il risultato è che a Palais Brongniart, in un mercato in calo del 2,6% dall’inizio dell’anno, il titolo Lvmh è salito di oltre il 40% per una capitalizzazione ormai vicina ai 55 miliardi (il che vuol dire, tanto per capirsi, nove volte quella di Psa Peugeot-Citroën, che ha un fatturato di due volte e mezzo). Per non parlare di Hermès, che ormai sembra appartenere a un altro pianeta: + 91% da inizio 2010, con una capitalizzazione pari a 47 volte gli utili previsti. Rispetto a una media di 21 volte nel settore del lusso, che mediamente fa segnare un incremento del 42 per cento. Per Lvmh, che ormai realizza il 25% delle sue vendite in Asia (Giappone escluso), è andato bene tutto. A guidare la corsa è il comparto orologi e gioielleria (Tag Heuer, Chaumet, Zenith) con un aumento nei primi nove mesi del 29%, seguito dagli champagne (Dom Perignon, Moët et Chandon, Ruinart) e in generale vini e liquori con il 22% e da moda, abbigliamento e accessori con il 20 per cento. Un andamento talmente positivo da aver costretto il gruppo ad anticipare di un’ora almeno fino alla fine di novembre la chiusura dei suoi negozi, dove c’è sempre la coda e gli ingressi sono contingentati, per evitare di arrivare a ridosso delle vacanze di Natale senza scorte sufficienti...

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