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Il Giornale

“Fa bene alla salute”: pubblicità vietata … Le regole di Bruxelles Questione di etichetta... La Ue mette al bando duemila diciture per gli alimenti come “riduce il colesterolo” e “rinforza le ossa” ... I consumatori si sono fatti più furbi, è vero. Ma a volte anche i più sgamati ci cascano e infilano nel carrello della spesa la confezione dello yogurt che riduce il colesterolo” con l’illusione di poter evitare il medico con pochi spiccioli e zero sforzo. Speranza vana. Spesso, simili diciture sono “balle” utili a preferire un prodotto piuttosto che un altro. E ci guadagnano solo le industrie alimentari più disinvolte. Ma la festa sembra essere finita. Questione di mesi. La Ue ha detto basta alle indicazioni devianti e ha già avvertito le industrie alimentari europee che a occhio e croce dovranno ritirare e modificare oltre duemila messaggi contenenti false informazioni apposte sulle etichette dei prodotti invendita. Tra le frasi messe sotto accusa compare la classica “riduce il tasso di colesterolo”, oppure “solidifica le ossa”, “facilita la circolazione sanguigna”. Ma la lista da depennare è lunghissima. Ed è stata messa a punto dopo un certosino lavoro di selezione.
L’elenco iniziale delle etichette alimentari e per quelli a base di erbe fornite dagli stati membri alla Ue ne comprendeva 44mila. Una prima scrematura le ha ridotte a 2760 e infine solo 510 etichette sono risultate veritiere: i rispettivi prodotti possiedono le virtù nutrizionali scritte e scientificamente provate. A questo punto c’è da chiedersi: non dobbiamo più fidarci di quello che compriamo al supermercato? Non esattamente. Bisogna solo tenere gli occhi aperti e non farsi condizionare dalle invitanti scritte (finché rimarranno in circolazione) che risolvono grandi problemi con pochi sforzi. Oppure le mamme non devono illudersi alla miracolosa merendina al cioccolato che contiene davvero “tanto latte, calcio e vitamine” ed è un toccasana per la colazione! Se si è acquirenti consapevoli, insomma, bisogna capire i limiti (e le controindicazioni) di un prodotto e poi continuare eventualmente a comprarlo. Già, perché bocciare le etichette fuorvianti non significa affossare la qualità dei cibi. “Un’indicazione non veritiera non significa che il prodotto non sia buono - ha spiegato un portavoce di Bruxelles - ma solo che le promesse scritte nell’etichetta non sono corrette”. Il commissario per la Salute e i Consumatori, John Dalli rafforza il concetto: “È importante controllare l’esattezza e l’affidabilità delle informazioni per aiutare i consumatori a scegliere prodotti”. Fin qui le dichiarazioni di principio a cui dovranno seguire fatti concreti. Che non tarderanno ad arrivare. La Commissione ha già avviato i lavori preparatori in collaborazione con gli Stati membri e prevede di presentare le disposizioni finali entro la fine di quest’anno. Il regolamento finale dovrà essere votato dagli Stati nel 2012. Una volta adottato, le industrie avranno sei mesi di tempo per ritirare le etichette giudicate non valide. E ci saranno regole certe per tutti. Fino ad ora la Ue, infatti, non era mai intervenuta in modo organico sulle etichettature alimentari illusorie. L’ultimo suo dictat ha colpito le descrizioni delle creme protettive solari. E se siete al mare quest’anno non vedrete spalmare sulla pelle dei bambini alcun prodotto che assicura la protezione al 100% o a schermo totale. Questa avvertenza è stata messa al bando perché falsa: non può esistere nessun mantello magico che protegga completamente l’epidermide dai rischi di un’esposizione prolungata ai raggi Uva: contro le scottature e i tumori della pelle non c’è alcuna pozione miracolosa. In Italia, invece, è l’Antitrust 1’ unico organo capace di bacchettare, a suon di multe, chi espone etichette ingannevoli. Un’azienda ha dovuto fare retromarcia perché presentava il succo di mangostano come il toccasana per prevenire e curare patologie cardiache, diabete, cancro, malattie della pelle, morbo di Parkinson e Alzheimer. Un’altra industria molto famosa, invece, vendeva biscotti e crackers contro il colesterolo. Il passato è d’obbligo. Dopo una multa di 200 mila euro i responsabili dei prodotti hanno cambiato idea.... ed etichetta.

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