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Sette / Corriere Della Sera

Expo rende onore a quelle bollicine nate per la caccia ... Stesso nome per la cucina dello chef stellato e la bottiglietta mignon ideata per chi, dopo la crisi del ‘29, andava in cerca di prede: sono entrambi “pop” Perché semplici e accessibili a un pubblico ampio... Lo champagne Pommery incontra il risotto di Davide Oldani... Champagne e cucina stellata. A prima vista, il binomio delle grandi occasioni. Ma se, in comune, questi due elementi hanno quella paroletta dissacrante, “pop”, che scalza il lusso dall’empireo destinato a pochi, la musica cambia. Protagonisti della collaborazione sono da una parte lo chef Davide Oldani, una stella Michelin, allievo di Gualtiero Marchesi e di Alain Ducasse, inventore della cucina “pop” - cioè “popolare”, intesa come cucina di qualità, curata nei minimi dettagli e allo stesso tempo accessibile -, titolare del ristorante D’O di
Cornaredo, di Oldani café a Milano Malpensa e presente con un chiosco a Expo 2015; dall’altra, lo champagne Pommery, da tre anni al fianco dello chef, per il quale ha personalizzato con un logo ad hoc le bottigliette in tonnato da 20 cl di Pop - Extra Dry (dove “pop” gioca sull’acronimo “Product Of Pommery”). “L’idea resta quella alla base della mia cucina, cioè l’attenzione alla qualità dei prodotti in un mix di tradizione e innovazione”, spiega Oldani. “Conoscevo e apprezzavo lo champagne Pommery e l’idea della bottiglietta da bere con una cannuccia, e con il nome che riprende il mio “pop”,mi è subito piaciuta”. Il chiosco, accanto al Padiglione Zero, ha una forte connotazione milanese e propone piatti pensati appositamente per Expo: “Giochiamo su tre ingredienti principali - riso, panettone e zafferano - per dare vita a diverse combinazioni, alcune con un accento più dolce, altre con un gusto più salato”, racconta Oldani. “In primis zafferano e riso alla milanese abbinamento suggerito con lo champagne - oppure una cialda di zafferano e riso con gelato di riso e salsa di zafferano”. In realtà le piccole bottiglie Pop dell’azienda francese - famosa per l’invenzione del brut nel 1874 - hanno una storia molto particolare che risale a quasi un secolo fa: “Bisogna tornare al 1929, anno della prima grande crisi, quando Melchior de Polignac decise di creare un quarto di champagne per promuovere le vendite. Già allora lo champagne era sinonimo di allegria e di autogratificazione, così de Polignac pensò a questo formato per la caccia”, racconta Mimma Posca, amministratore delegato di Vranken Pommeiy Italia. “Fu la prima maison a creare questo taglio, decisamente inedito per l’epoca: una versione meno nobile del magnum e altri formati, per fare sì che il consumatore portasse con sé qualcosa che lo facesse stare bene. L’idea venne ripresa nel 1999, dopo 70 anni, con la bottiglia blu simbolo del brand”. E continua: “Oggi Pop ricorda l’antenato storico per la scelta di dissacrare la ritualità austera dello champagne con un pizzico di anticonformismo: la cuvée ha un classico taglio champenoise, composto da tre vitigni assemblati pariteticamente - Pinot Nero, Pinot Meunier e Chardonnay - con un dosaggio extra dry per renderlo più leggero e accessibile a tutti. Lo champagne è il vino nobile per definizione, con una storia di tre secoli che non si può cancellare né banalizzare: berlo conserva l’idea di concedersi un lusso, però mediato dal buon senso, anche economico - perché no -, a misura delle tasche del consumatore, in sintonia con la filosofia di Davide. Così dimostriamo che il buono sta anche nella piccola quantità”.

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