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Corriere Della Sera

Etna, la donna che cerca la poesia del vino ... Silvia Maestrelli, 49 anni, è arrivata sull’Etna con una ballata nella testa, la “Ballata delle donne” di Edoardo Sanguineti: “Perché la donna non è cielo, è terra /carne di terra che non vuole guerra”. Nel bagaglio altre poesie, citate nel suo blog, “Divinando”: Giuseppe Conte, Anna Maria Ortese, Jan Skácel. Era il 2007. Ora Silvia, con Tenuta di Fessina (Castiglione di Sicilia, Catania), è una delle protagoniste del vino sul vulcano. Tanto da conquistare il premio come innovatrice della guida del Corriere della Sera, “Vignaioli e vini d’Italia 2016”, ora in edicola. Non ha innovato tecniche o territori, ma se stessa, cambiando vita. Si occupava di mercato immobiliare e finanza. Anche se il padre Moreno possedeva Villa Petriolo, nel Chianti.
“Era la nostra casa di campagna - ricorda - alle vigne ci pensava il fattore. Ho scoperto il mondo del vino trasferendomi a Milano, vent’anni fa”. Un produttore piemontese le fa conoscere il Nerello Mascalese, il vitigno dell’Etna. “Mi colpisce come un fulmine. Voglio produrlo. Senza riflettere sulle difficoltà, attratta dalla potenza spaventosa e dal legame divino di un vulcano attivo che trasmette energia”. L’occasione arriva nel 2007. L’enologo Salvo Foti le indica un palmento settecentesco (una delle antiche case-cantine rese fuorilegge dalle leggi sull’igiene) in vendita e la aiuta a capire le viti ad alberello che si fanno largo tra due colate di lava. “In pochi giorni acquisto 7 ettari di vigneto - racconta - piccoli fazzoletti divisi, 15 atti notarili con 50 tra zii e cugini, gli eredi. Dopo 5 giorni facciamo la prima vendemmia, a Rovittello, de Il Musmeci rosso”. È dedicato ad un vecchio proprietario, Ignazio Musmeci. “Mancava tutto, anche la cantina. I primi anni li trascorro a studiare il Nerello Mascalese, una personalità forte che ti conduce”. Assieme a lei c’era l’enologo piemontese Federico Curtaz. “Ora c’è GiandomenicoNegro, che lavorò con l’azienda Benanti, quella del Pietramarina, il bianco fonte d’ispirazione per tutti noi”. A 670 metri d’altezza, nella Tenuta di Fessina crescono anche Nerello Cappuccio e Carricante. La coltivazione viene definita “consapevole, fatta a mano come in Valtellina, usando solo quello di cui ha bisogno la vite”. Con il Carricante parte “Contrade in bianco”: a Santa Maria di Licodìa e Milo nascono i cru A’ Puddara e Il Musmeci Bianco. Con le uve delle due zone (anche Minnella e Cataratto) si crea l’Erse, fresco e giovane. Silvia abita a Milano, ha una figlia di 13 anni, ora segue anche Villa Petriolo, 150 ettari vocati per l’enoturismo. Scruta l’Etna come “una piccola Sicilia nella Sicilia, dove si riesce a fare gruppo con gli altri vignaioli”. Si sta occupando del restauro di piccole costruzioni nella Tenuta, per un resort con 5 camere. Ha impianto nuovi vigneti, arriverà a produrre centomila bottiglie. “Cercando la poesia del vino e dell’Etna”, dice. Una poesia che come scrive Ortese, “non può non esprimersi. Si fa perché le api fanno il miele, gli uccelli volano, i vulcani tuonano”.

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