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Corriere Della Sera

App, bici e cantine, l’Amazon per ristoranti ... Un’Amazon dei vini, con sommelier incluso, per i ristoranti. Una cantina a distanza (gestita con una app) alla quale i locali possono attingere, pagando solo ciò che vendono. La startup si chiama The WineSider. Tenuta a battesimo dal Politecnico di Torino, è decollata in questi giorni. La fase di test è conclusa: la “cavia” è stato il Caffè Doriani di via Montenapoleone, a Milano.
Nei ristoranti di livello medio alto si trovavano un tempo carte dei vini enciclopediche. I consumi in calo hanno snellito i volumoni pieni di etichette italiane e francesi. La cantina è diventata per molti imprenditori dei locali un fardello economico: le bottiglie sugli scaffali equivalgono ad un deposito bancario che non frutta interessi e si deteriora negli anni.
Lo slogan di WineSider: “modernizzare una della cose più antiche del mondo, la cantina”. L’idea è di Gianni Miscioscia, 63 anni, e del figlio Giacomo, 28. Sono i fondatori della startup. Il logo, un cavatappi che attraversa il nome, è stato ideato da Italia Indipendent di Lapo Elkann.
Gianni ha l’aspetto di un velista appena sceso in banchina: abbronzatura color malvasia e braccialetti variopinti ai polsi. È un ex imprenditore radiofonico. Racconta:
“Mi sono dedicato per anni alle radio. Da ragazzo ho fondato la Babboleo a Genova, poi sono stato amministratore di Radio Deejay, quindi mi sono occupato di Radio24. Nel 2001 ho venduto tutto e sono partito con la famiglia per un giro del mondo in barca: tre anni a bordo della Numero 1, un megasailer di 40 metri del Cantiere Perini. Al ritorno mi sono preso una lunga pausa. Adesso sono pronto a ripartire”.
L’idea è di realizzare un servizio su misura, assieme al super sommelier Luca Gardini. I primi locali ad aderire sono stati il Bolognese di Milano e il Golden Palace di Torino.
“L’obiettivo è avere in portafoglio cento ristoranti a Milano entro il 2017 - dice Miscioscia - partiamo da Lombardia e Piemonte, poi ci espanderemo, anche a Londra e in altre capitali. Siamo un gruppo di 8 persone, diventeremo presto 30”. Funziona così: WineSider studia la carta dei vini per ogni ristorante, sulla base dei piatti e dello stile dello chef. Centoventi le cantine fornitrici: dai grandi nomi (Antinori, Casanova di Neri, Ferrari, Gianfranco Fino, Le Potazzine, Mascarello, Mastroberardino, Tenuta Sette Ponti) a quelli di nicchia, comprese aziende bio. Il gruppo di Gardini forma il personale di sala “perché possa raccontare qualità ed emozioni di ogni bottiglia”. Con una app viene tenuto sotto controllo il magazzino (giacenze e vendite), in modo che contenga solo le bottiglie necessarie e venga rifornito di volta in volta in tempo reale, grazie ai pony del vino che, con biciclette elettriche, consegneranno il carico prelevandolo da un deposito cittadino di WineSider. “Le bottiglie sono in conto vendita - precisa Miscioscia - ovvero il ristoratore le paga, in maniera automatica, solo quando le stappa. I vantaggi: la consulenza, la formazione, il tempo guadagnato per inventario e ordini, l’eliminazione dell’investimento per la cantina”. I Misciosia contano di “far risparmiare ai ristoratori migliaia di euro”.
Di sicuro, con questa ed altre idee, c’è bisogno di salvare dalla crisi le cantine dei ristoranti. In ognuna andrebbe affisso un cartello con le parole di uno dei 344 elzeviri dello scrittore Sebastiano Vassalli, ora riuniti in un libro “Improvvisi 1998-2015” (Fondazione Corriere della Sera): “Vogliamo capire una buona volta che il vino è cultura? Il buon vino, se è veramente buono, fa bene alla salute di chi lo beve con moderazione”.

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