02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

In Sicilia il vino ha fatto boom, lo scoprono anche gli attori. Per Zonin è la nuova frontiera dell'enologia italiana
di Bernardo Lapini

Il vino “made in Sicily” ha fatto boom: un successo senza precedenti che sta portando la Sicilia ai vertici delle classifiche specializzate e dei mercati internazionali. Ma questi risultati sono sopratutto il frutto di una “rivoluzione culturale” che in Sicilia ha interessato il settore vitivinicolo. Fino a qualche anno fa mosti ancora in fermentazione stivati in navi cisterna partivano dai porti dell'isola per raggiungere stabilimenti grandi e piccoli. Il prodotto siciliano, ad alta gradazione, veniva utilizzato per "tagliare" i vini francesi, per essere trasformato in alcoolici di grande consumo, o per la distillazione ad uso industriale. Altri tempi: oggi la Sicilia punta tutto sulla qualità ed è diventata una
sorta di Eldorado per enologi, produttori e semplici
intenditori. Nell'isola è in corso una sorta di gara
per accaparrarsi tenute e fattorie con vecchi palmenti dove
impiantare vigneti, autoctoni in particolare, e vinificare. Due esempi per tutti: l'attore francese Gerard Depardieu ha
annunciato nei giorni scorsi la sua intenzione di produrre un vino di qualità a Pantelleria, patria del passito e del
moscato; il re del pop Mick Hucknall ha invece già acquistato una tenuta alle pendici dell'Etna con un palmento dei primi '800, dove intende produrre il "Simply red wine", dal nome del suo gruppo musicale. L'economia siciliana legata al settore vitivinicolo sta dunque vivendo una trasformazione epocale. Con l'ultima vendemmia nella regione sono stati prodotti 6,9 milioni di ettolitri di vino, circa il 14% della produzione nazionale e il
31% di quella del Sud, dove la Sicilia occupa il secondo posto dopo la Puglia. I vini Doc e Docg sono 179 su oltre 750 etichette prodotte in 298 aziende che completano la filiera e che danno lavoro a 1.488 addetti. Un milione e 300 mila ettolitri verranno posti in 200 milioni di bottiglie. La Sicilia è anche ai primi posti nella classifica per le esportazioni con una quota del 10% sul totale nazionale e di circa il 45% sul totale del Sud Italia. Si parla quindi di "caso Sicilia" sia per la crescente qualità dei prodotti immessi sul mercato che per le potenzialità di marketing che rimangono ancora in parte
inespresse. Lo ha capito Gianni Zonin, il più grande vignaiolo d'Italia, che, da qualche anno, ha scoperto in Sicilia "la nuova frontiera dell' enologia italiana" e che in maggio ha inaugurato il "Feudo Principi di Butera" nell'agro a Sud di Caltanissetta: una tenuta di 300 ettari, dei quali 135 a vigneto che diventeranno 180 entro il 2004. Lo hanno capito case storiche della Sicilia come la "Corvo", ora non più azienda a capitale misto, che ha acquisito anche il marchio Florio e punta adesso all'affinamento del marketing, oltre che dei suoi vini
storici, per raggiungere mercati stranieri per clienti sempre più esigenti e competenti; per non parlare della "Regaleali" del conte Tasca d'Almerita che nel nisseno ha realizzato nuovi stabilimenti, barricaie e bottaie, inserendoli in complessi ottocenteschi restaurati nel pieno rispetto dell'ambiente; o della "Pellegrino" di Marsala che ha investito 1,5 milioni di euro per la realizzazione di un nuovo stabilimento di vinificazione per i Marsala, i passiti di Pantelleria e per i bianchi e rossi con il marchio Duca di Castelmonte. Lo ha capito perfino il Banco di Sicilia che da quest'anno immette sul mercato certificati "en primeur" delle aziende vinicole Benanti per l' Etna rosso "Serra della contessa" e Planeta di Menfi (Agrigento) per il Nero d' Avola "Santa Cecilia". I
certificati consentiranno a rivenditori e collezionisti di
assicurarsi, quando verranno poste sul mercato, partite dei vini in maturazione ad un prezzo bloccato. Anche gli "stranieri" non stanno a guardare: Carlsberg, il colosso danese della birra,attraverso una società controllata commercializza anche i prodotti della Pellegrino. Sono le realizzazioni e i progetti siciliani dell'ultima ora che puntano innanzi tutto ad un nuovo rinascimento dei vitigni che un tempo producevano vini destinati al taglio ma anche all'affermazione, in queste terre assolate, di vitigni un tempo patrimonio delle zone fredde del Nord. "Il boom vitivinicolo siciliano conferma - dice Leonardo Agueci, presidente dell'Istituto regionale della Vite e del Vino - che la Sicilia è ora un riferimento importante per tutta la produzione italiana e che ai produttori viene riconosciuta la vocazione di produrre vini
di interesse internazionale. Con i vini siciliani inoltre -
conclude Agueci - i grandi vignaioli italiani intendono fare concorrenza ai grandi vini internazionali". E Zonin conferma quando parla di imporre al mercato, "una nuova eccellenza italiana".

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli