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LA PRIMA DOMANDA IN ENOTECA É: “QUANTO COSTA?” I RISULTATI DI UN SONDAGGIO DI WINENEWS CONFERMANO CHE IL PREZZO È IL PRINCIPALE FATTORE PER DECIDERE L’ ACQUISTO DEL VINO

Sondaggi & Tendenze
Alessandro Regoli, Eleonora Ciolfi ed Irene Chiari di Winenews

Ma quali sentori di mela golden, punteggi assegnati dalle guide o etichette accattivanti: la prima cosa che il consumatore guarda prima di acquistare una bottiglia di vino è il cartellino del prezzo. I risultati di un sondaggio realizzato da Winenews, il sito d’informazione italiano sul vino, effettuato su un campione rappresentativo di 250 enoteche in tutto il territorio nazionale, confermano che la variabile economica è il primo fattore ad influenzare la scelta del vino. Alla domanda su quale sia l’elemento principale a far decidere l’acquisto da parte del cliente ben il 49% degli enotecari interpellati ha risposto che si tratta del prezzo. I dati emersi mettono in evidenza che la disponibilità media alla spesa nelle enoteche italiane è ancora piuttosto bassa: il 52,4% dei clienti acquista bottiglie che costano fino a 12 euro, il 30,9% sceglie vini che costano da 12 a 24 euro, e solo il 16,7% compra bottiglie che superano i 24 euro.

Il secondo fattore che influenza l’acquisto è la griffe del vino: il 27% degli acquirenti sceglie le bottiglie in enoteca basandosi sul nome del produttore. Il brand, indicatore di una grande azienda o di una piccola cantina emergente, rappresenta dunque per il consumatore la migliore garanzia della qualità del prodotto.
Interessanti i dati che emergono sui marchi preferiti dai clienti delle enoteche, un numero ristretto di consumatori che si distingue dalla maggioranza del pubblico per una più elevata cultura enologica e per una spiccata passione personale. Agli enotecari è stato chiesto di indicare, basandosi sulle richieste espresse dai propri clienti, la migliore griffe italiana del vino, intesa come storia, qualità dei prodotti, valenza del marchio ed affidabilità. Questi i risultati: al primo posto c’è il piemontese Gaja (il re del Barbaresco), al secondo Antinori (azienda-immagine dell’eccellenza enologica toscana nel mondo), e al terzo Biondi Santi (la famiglia che ha inventato il Brunello di Montalcino alla fine dell’Ottocento). Seguono Incisa della Rocchetta (“inventore” del Sassicaia) e Castello Banfi (una delle aziende leader dell’enologia italiana). A seguire nella classifica Dal Forno, Giacomo Conterno, Caprai, Planeta, Ferrari, Ornellaia, Feudi di San Gregorio e Ca’ del Bosco.

Ma gli amanti del vino che fanno shopping in enoteca preferiscono nomi legati alla tradizione o all’innovazione? Secondo gli enotecari le due tipologie di domanda si equivalgono: gli eno-appassionati amano andare sul sicuro (52%) con i “grandi” nomi, ma non disdegnano di sperimentare, provare, curiosare tra novità e produttori di nicchia (48%). Ecco la classifica delle aziende che i clienti delle enoteche mostrano di considerare veri e propri simboli della nostra tradizione enologica: questa volta si piazza in prima fila Antinori, seguito nuovamente da Gaja e Biondi Santi. A seguire Giacomo Conterno, Incisa della Rocchetta, Dal Forno, Ferrari, Frescobaldi, Gravner, Bartolo Mascarello, Tasca d’Almerita.

Quali sono invece le aziende italiane considerate in questi ultimi anni un simbolo dell’innovazione (ovvero le più proiettate al futuro per qualità dei prodotti e valenza del marchio)? Gli enotecari indicano nell’ordine di preferenza dei propri clienti: Caprai (leader del Sagrantino di Montefalco), Planeta (giovane ma già affermata cantina siciliana) e Feudi di San Gregorio (protagonista di un “miracolo” economico in Campania). Seguono Castello Banfi, Ornellaia, La Spinetta, Allegrini, Castello di Fonterutoli, Foradori, Bellavista.

Tornando ai fattori che influenzano l’acquisto del vino in enoteca, il terzo elemento che pesa sulle scelte dei clienti è la zona di produzione: il 13% effettua i propri acquisti in base alla provenienza delle bottiglie, concentrandosi su quelle provenienti dalle aree più famose (Chianti Classico, Montalcino, Bolgheri, Langhe, Monferrato, Trentino, Franciacorta, Collio e Colli Orientali del Friuli, Sicilia, ecc.). Solo l’8% dei clienti si fa guidare da fattori più tecnici come il tipo di vitigno, le informazioni sull’etichetta e l’annata. Pochi i frequentatori di enoteche che sono influenzati dalla forma e dal colore della bottiglia (3%).
I risultati del sondaggio evidenziano con chiarezza il permanere di un gap tra clienti che anche in enoteca acquistano il vino basandosi principalmente sul prezzo e sulla notorietà della marca, ed un gruppo ristretto di pubblico più attento e consapevole che invece si fa guidare dalle proprie conoscenze. Nonostante di vino si parli sempre di più, è ancora esigua la percentuale di coloro disposti a spendere cifre elevate per una bottiglia, o in grado di orientarsi agevolmente tra annate, vitigni e produttori meno conosciuti.
I dati mettono anche in evidenza un mercato del vino che in Italia sembra andare a due velocità: da una parte i prezzi delle etichette più conosciute e osannate dalla critica che schizzano alle stelle, fino a raggiungere livelli impensabili, dall’altra i consumatori che si recano a fare acquisti in enoteca, e dopo aver curiosato tra gli scaffali rimettono al loro posto le bottiglie che costano più di 12 euro.

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