L’Italia produce alcuni dei migliori vini del mondo e le etichette made in Italy si impongono ancora con forza sul mercato internazionale. La rete globale di distribuzione, siti web, aste, enoteche, wine bar, i ristoranti e la stampa hanno contribuito a far crescere le vendite del mercato italiano. Accanto alle regioni emergenti (Sicilia, Puglia, Campania, Abruzzo), la Toscana e il Piemonte restano le zone di produzione classiche dell’Italia. Se, secondo James Suckling, autorevole editor di “Wine Spectator”, la Toscana è la prima regione vinicola italiana (“la combinazione Toscana di diversità e di alta qualità è difficile da trovare in qualunque altro angolo del mondo del vino”), anche il Piemonte produce, come alcune aree dell’Italia Nordorientale e del Sud, vini superbi. Uno dei fattori che ha contribuito all’aumento costante delle vendite degli ultimi 10 anni è sicuramente il progresso qualitativo: oggi, l’Italia produce grandi vini e molti produttori italiani hanno lavorato in vigne e cantine della Francia e del Nuovo Mondo, assaggiando e confrontando i loro vini con i migliori Bordeaux, Borgogna e California. Le nuove generazioni hanno così la vera passione, la volontà e le capacità per fare vini di livello mondiale. Negli ultimi anni le maggiori case d’asta - ad esempio Sotheby’s e Christie’s - hanno tenute tutte le aste dei vini italiani nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Anche secondo Thomas Hudson, a capo del Wine Department di Christie’s, dal 1996 ad oggi, si è registrato un aumento consistente di vendita dei vini Italiani all’estero: “sono diventati molto importanti, soprattutto i supertuscans, in termini sia di volume che di qualità e sono molto ricercati”. Le vendite del vino, in generale, sono connesse all’economia mondiale: ecco perché, secondo gli esperti, dopo un decennio di buone vendite, la depressione del mercato attuale potrebbe far rallentare il mercato del vino.
Ma come va attualmente il mercato internazionale del vino Italiano e quali sono le tendenze? Ecco la situazione in Nord America, Asia e Europa.
Nord America
Nella zona occidentale del Canada, il mercato dei grandi vini italiani ha decisamente rallentato dopo dieci anni di crescita, stando a John Thomasson, presidente di “Liquid Art-Fine Wines”, uno dei maggiori importatori di vini italiani di qualità in Canada. Ciò è dovuto in parte all’aumento dei prezzi ed anche al rallentamento dell’economia e alle incertezze per il futuro. Secondo Thomasson, le vendite dei vini toscani sono le più sostenute, seguite da un’impennata dell’Amarone e da un ritorno ai classici delle Langhe, in particolare il Barolo e il Barbaresco ‘97. A giudizio di Brian Larky, direttore “Della Terra Uve Enterprises” di Sonora in California, il volume delle vendite si sta riprendendo, ma con una composizione diversa. Il suo portafoglio comprende aziende come Marco Felluga, Alois Lageder, Ferrari, Avignonesi e Badia Coltibuono. I clienti - secondo Larky - cominciano a chiedere bottiglie meno care. Il direttore del portafoglio italiano di “The Estate Group” per la California, Stefano Biscotto, che importa grandi etichette come Biondi Santi, Ornellaia, Sassicaia, Vietti, Michele Chiarlo e Felluga, afferma che i vini italiani rappresentano uno dei settori a crescita più rapida in fatto di vendite non solo a ristoranti ma anche a dettaglianti. Secondo Biscotto, sommelier e acquirenti di vino californiani scelgono il vino con più attenzione, privilegiando quelli che accompagnano meglio il cibo. Alcuni noti ristoratori come Johanne Killen e George Germon, proprietari di “Al Forno” a Providence e del “Cafe Louis” a Boston, cercano di avvicinare i clienti a vini italiani più tradizionali e regionali. I vini pugliesi e siciliani piacciono invece ai clienti che cercano vini in stile californiano, afferma Killeen.
Asia
Pur essendo ancora giovane, la Cina è un mercato in espansione che mostra un aumento costante delle vendite, soprattutto verso i vini di qualità. I prezzi del vino in Asia risentono però di pesanti dazi e tasse di importazione, che arrivano al 400% in Tailandia e toccano il 65% in Cina (cosa che si avverte subito quando si ordina una bottiglia al ristorante!). Nei migliori ristoranti di Pechino, una bottiglia di Barbera d’Asti doc costa 28 dollari americani e un Brunello di Montalcino del Castello Banfi 112 dollari. In Asia, e in particolare sul mercato giapponese, i vini italiani hanno aumentato decisamente le vendite. Secondo Thierry Cohen, responsabile dell’azienda importatrice “Japan Europe Trading”, i consumatori non optano più solo per Chianti e Soave, ma cercano vini della Sardegna, della Puglia e della Sicilia. Sebbene i vini del Nuovo Mondo abbiamo una forte presenza sul mercato asiatico. In particolare a Singapore, i vini siciliani ricchi di frutto e di corpo stanno diventando popolari in Asia. Secondo Cohen, il futuro è di coloro che promuovono vini nuovi e interessanti, non ultimi quelli di varie regioni italiane, vendendoli a prezzi competitivi. A giudizio di Yutaka Ota, presidente di “Foodliner Limited”, importatore giapponese di vini di qualità, i vini piemontesi e friulani sono riconosciuti come vini di qualità, ma i prezzi eccessivi ostacolano un aumento della loro popolarità.
Europa
Secondo Tatjana Bielenberg di “Weinland Ariane Abayan”, importatore di grandi vini italiani in Germania, vi è una forte domanda di vini italiani di qualità. Si sta anche affermando una nuova predilezione per i vini italiani del Sud, comprese Puglia, Sardegna e Sicilia, mentre i vini del Friuli e del Veneto sembrano ristagnare. Nel Regno Unito le vendite di grandi vini toscani sono sostenute. Qui i vini di grande qualità hanno un mercato proprio e non competono con gli altri, mentre quelli della fascia media entrano in competizione con quelli di Francia e Nuovo Mondo. A detta di David Gleave, amministratore delegato di “Liberty Wines” di Londra, l’Italia ha i migliori risultati tra i paesi del Vecchi Mondo. Secondo Lyberty Wines, l’aumento maggiore delle vendite ha riguardato la fascia media di prezzi (5/8 sterline a bottiglia ).
Conclusioni
Stando alle opinioni degli operatori la fascia superiore del mercato, rappresentata da Brunello, Barolo, Supertuscans e vini cult, continua ad occupare la prima posizione: sono i vini che spuntano prezzi molto alti ad essere ricercati da appassionati e collezionisti. I vini della fascia intermedia come il Sagrantino di Montefalco, Morellino di Scansano, i bianchi del Friuli e dell’Alto Adige finiranno per essere altrettanto noti come il Chianti. Un buon rapporto qualità prezzo sarà la chiave dei mercati futuri. Va tenuto presente il motto di David Gleave “l’Italia si è affidata troppo ai buoni enologi e troppo poco alle buone vigne, con il risultato che i tagli per aggiustare sono diventati una pratica radicata”. Secondo Collen Mc Kettrick, consulente che opera per grandi cantine italiane, “le aziende di successo saranno quelle che hanno studiato con attenzione, cercato e trovato la loro nicchia di mercato. Insomma, non è più sufficiente produrre un buon vino”.
Testo rielaborato da Mariangela Galgani su testo
di Michele Shah pubblicato su “Slow Wine”, la rivista di Slow Food
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