La Bottega del Vino sbarcherà presto a New York (incrocio tra la 10th Avenue e la 20th Street). Forse già dal Natale 2002: “Speriamo di farcela - confessa Severino Barzan , ideatore del progetto che vuole clonare nella Grande Mela la struttura e lo spirito della leggendaria mescita nel cuore di Verona - perché ci mancano ancora l’autorizzazione per la licenza per la vendita degli alcolici a bicchiere ed i disegni definitivi degli architetti”.
L’idea di una nuova Bottega a Chelsea a New York - dove pulsa il mondo dell’arte, della moda e del business - era stata definita da Barzan dopo l’11 settembre, sentendo parlare il sindaco, di allora, Giuliani quando aveva chiesto a tutto il mondo di non abbandonare la sua città. E Barzan, che fino ad allora aveva respinto ogni proposta, si era sentito come un cittadino della Grande Mela, deciso a rilanciare l’area vicino a Ground Zero.
Trentamila bottiglie dei più pregiati vini di tutto il mondo - molti di annate non più reperibili - partiranno, con apposito container climatizzato, per raggiungere la nuova Bottega in tempo per riposarsi e poi diventare il fulcro dell’attività che sarà gestita inizialmente - fino a quando sarà a regime - dallo stesso Barzan. Poi sarà affidata al suo socio alla bottega storica, Gianni Pascucci. “Io farò il pendolare, più per stare con gli amici americani che per lavorare”, spiega Barzan, un personaggio storico per Verona, anche se le sue origini (e anche il cuore) sono friulane.
La “Bottega del Vino” di Chelsea, con il suo bancone per la mescita, i piccoli tavoli, la cantina, le travi a vista, diventerà clone, anche nello spirito di quella veronese (come non ricordare il tirat tardi soprattutto per Vinitaly !), “must” di enogastronomia mondiale. Ma l’altra grande attrattiva sarà anche la tavola, oltre al bancone dove saranno proposti i grandi vini veneti, piemontesi e toscani (ma anche vini selezionati di tutti i continenti): “Ma la Bottega - precisa Barzan - non sarà un altro ristorante italiano a New York. Ce ne sono già tanti e tutti prestigiosi. Punto ad avere tra i clienti, per un buon bicchiere di vino, anche giornalisti e gente semplice e gioviale, come a Verona, e poi gente che sappia apprezzare la nostra cucina veronese”.
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