Nelle campagne tedesche di fine Settecento le uve lasciate nei vigneti, ghiacciate dai primi geli, erano la base dell'eiswein, un vino con concentrazione di zuccheri e aromi difficilmente eguagliabile. Il "vino di ghiaccio", vanto di Germania e Austria, si è diffuso poi in Canada,
nello stato dell'Ontario. Anche l'Italia settentrionale produce piccole quantità di ice wine, ma finora nessuno aveva osato creare il vino del freddo nella terra del
sole per antonomasia, la Sicilia.
La sfida è stata raccolta da Vincenzo Bàmbina, enologo trapanese, per l'azienda vitivinicola Ajello di Mazara del Vallo, guidata dall'agronomo Salvatore Ajello. "La mia intenzione è sfatare il pregiudizio che vuole la Sicilia terra incapace di produrre vini dalle fragranze fresche,
fruttati e aromatici", racconta Bàmbina, che prosegue: "Questa bottiglia, nata con l'ultima vendemmia, è un assemblaggio di moscato di Noto, chardonnay, inzolia e catarrato. Prima della raccolta abbiamo diradato pesantemente in vigna, per ottenere uve molto "concentrate", e vendemmiato grappoli assai maturi, raccolti in cassette. I contenitori sono stati sistemati in celle frigorifere e portati alla temperatura di meno venti gradi per tre giorni. Al momento della spremitura, quindi, la parte acquosa dell'acino era ghiacciata, e solo la porzione zuccherina è fuoriuscita. Dopo la fermentazione in vasca d'acciaio, il vino è stato illimpidito e imbottigliato". L'ice wine "made in Sicily" sarà disponibile dal prossimo gennaio, in quantità limitate. Una nuova stella nel fulgido cielo dell'enologia siciliana.
Bernardo Lapini
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