Vino da festa, da bere solo nei momenti speciali, indispensabile per rendere solenne una ricorrenza: bollicine per un brindisi celebrativo. Così vive lo spumante nella maggior parte dei consumatori. E se invece provassimo a toglierlo dall’altare dell’eccezionalità e ci azzardassimo a sposarlo ad un astice con crema di fagioli zolfini, ad un risotto con funghi e formaggio dolci di montagna o ancora ad un entrecote di vitello sanato cotto al giusto rosa in leggerissima crosta di pane con sformatino di papate, funghi porcini e fegato d’oca ? Oppure abbinarlo con degli ottimi salumi (prosciutto di cinta senese, salame toscano, dal culatello di Zibello …) o ancora, per andare nell’etnico, con un nipponico sashimi o con un cous cous ? Insomma, è tanta la voglia di destagionalizzare (superando lo squilibrio attuale che vede concentrato nel periodo di Natale il 75% delle vendite) e di smitizzare (allontanando l’idea che lo spumante si debba bere soltanto per celebrare) dei produttori delle migliori “bollicine” d’Italia. L’ultima prova, in ordine di tempo, è arrivata con l’evento di “Bargiornale” e “Vini”, due periodici del gruppo editoriale Agepe. Ed è proprio, in questo interessante “banco d’assaggio” di “bollicine” italiane (da Cesarini Sforza a Berlucchi, da Zonin a Ferrari, da Cavit a Banfi, solo per citarne alcune), che la Berlucchi, una delle aziende più famose d’Italia, per bocca di Gianni Legnani, public relations manager (e ben conosciuto nel mondo enologico soprattutto per essere stato per anni l’ambasciatore dello Champagne in Italia, ndr), ha spiegato la volontà “di investire 1,5 miliardi di vecchie lire, in tutti i quotidiani, per far comprendere agli italiani che lo spumante è per tutte le stagioni ed a tutto pasto”. Non solo, Legnani ha anche auspicato che “altre importanti aziende si impegnino per l’affermare che lo spumante italiano è un prodotto di valore e non si rende giustizia alla sua qualità se lo si considera prevalentemente un vino da ricorrenza. Lo spumante, al contrario, mostra una forte vocazione ad accordarsi con la tavola a tutto pasto ed in ogni stagione”.
I numeri dello spumante
Gli spumanti italiani sono un fenomeno economico con una produzione stimata di 250 milioni di bottiglie, che garantisce all’Italia il quarto posto nella produzione mondiale delle “bollicine” ed un fatturato, nel 2001, di 706.513 milioni di euro. Dei 250 milioni di bottiglie, 120 milioni vengono consumate in Italia ed il resto è destinato all’export (tra i maggiori estimatori del prodotto italiano, i tedeschi). Delle 250 milioni di bottiglie, 230 milioni sono con il Metodo Charmat (Asti, con 80 milioni, e Prosecco e Cartizze, 40 milioni; quindi, spumanti di vitigno e aromatici) contro i 20 milioni del Metodo Classico (di cui 9 milioni in Lombardia e 7 milioni in Trentino). Ma gli spumanti potrebbero trovare una maggiore diffusione ed occasioni di consumo: nel 2001 rappresentavano solo il 3% dei consumi di vini in Italia, incidendo con il 10% nel giro d’affari nazionale.
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