E' una vera e propria azienda agricola, si trova alle porte di Roma ed a mandarla avanti sono i detenuti del carcere di Velletri. Ladri, truffatori, piccoli spacciatori sono diventati contadini in prigione, riscoprendo la possibilità di una vita diversa e lavorando per produrre ottimi vini.
L'idea nasce nel 1998, con l’arrivo a Velletri dell’agronomo Rodolfo Craia, che prima lavorava nell’azienda agraria del carcere di Pianosa (la prima del genere perché attiva dai tempi del Granducato di Toscana). Ma la vera svolta è nel 2002, quando Marcello Bizzoni, imprenditore enologo con alle spalle guai finanziari, è stato incarcerato a Velletri. Bizzoni si è dedicato con cura e passione ai vigneti dell’azienda (tre ettari), che oggi producono 17.000 bottiglie di vino all’anno, ma il potenziale potrebbe superare le 50.000 bottiglie. Gli esperti hanno giudicato ottimi il novello, le due doc Velletri ed il rosso doc affinato in barrique (pezzo forte della produzione).
Il progetto del carcere di Velletri non riguarda solo il vino, ma anche la produzione di marmellate, succhi di frutta, olio e miele. L'azienda possiede infatti oltre 3.500 metri quadrati di serre coltivate con i più moderni mezzi di irrigazione: per le coltivazioni vengono usati sistemi biologici e a basso impatto ambientale. Per i detenuti - 14 in tutto, ognuno con un ruolo preciso all'interno dell'azienda - è un'occasione di riscatto che permette di guadagnare 500 euro al mese, cifra che spesso viene mandata alle famiglie, mentre per il carcere è un'operazione commerciale che potrebbe anche diventare molto redditizia. Per ora infatti il miele, gli ortaggi, il vino e l'olio prodotti vengono consumati o venduti solo all'interno del carcere, ma se la produzione venisse incrementata potrebbero essere venduti anche all’esterno.
Questo modello unico di azienda agricola, parte integrante di un carcere ma in realtà normalissima nella gestione e nelle tecniche di produzione, comincia ad essere applicato con successo anche in altre carceri. Ad Arenas (Cagliari), l'allevamento di pecore e bovini assicura la produzione di ottimi formaggi. Nel carcere femminile di Rebibbia si allevano polli e conigli e si producono ortaggi. Nel carcere di Castelfranco a Modena ci sono allevamenti di bovini e suini e il latte va direttamente alle aziende che producono parmigiano reggiano. Nel carcere livornese di Gorgona, infine, si producono formaggio e prodotti ittici.
Mariangela Galgani
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