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Non solo rosso: parte dai mercati esteri la riscossa dei bianchi “made in Italy”. Ma devono essere autoctoni, dal buon rapporto qualità/prezzo e di grande personalità
di Bernardo Lapini

Rispunta la voglia di bianco. E non sulle passerelle delle sfilate di moda, ma nei gusti degli amanti del buon bere. Segnali di quella che si annuncia come una significativa controtendenza del mondo del vino - dominato negli ultimi anni dai rossi - arrivano dai mercati esteri, e sono confermati anche dall’Ice, l’Istituto per il Commercio con Estero, i cui ultimi dati sottolineano come, all’interno di un generale aumento dei flussi export dei vini italiani, le crescite più evidenti riguardano i vini bianchi. Sono soprattutto i Paesi del Nord Europa a mostrare un particolare apprezzamento per i bianchi made in Italy: Svezia, Norvegia e Finlandia hanno sensibilmente aumentato i consumi di etichette del nostro Paese; ma anche i mercati emergenti, come la Russia e la Cina, stanno andando nella stessa direzione. Nel mercato americano la rivalutazione del bianco è già esplosa da qualche anno, e visto che il mercato Usa fa tendenza, altri stanno seguendo la scia. In particolare stanno aumentando le richieste di etichette prodotte con grandi vitigni autoctoni a bacca bianca: ed è il Verdicchio, uno dei più classici e rinomati bianchi italiani e simbolo della vitivinicoltura marchigiana, uno dei più graditi all’estero.
A confermare il boom dell’italianissimo Verdicchio è Michele Bernetti della Umani Ronchi, che gode di un osservatorio privilegiato perché la sua cantina, tra le più importanti delle Marche e d’Italia, esporta il 75% della produzione, destinata ad oltre 50 Paesi del mondo: “Stiamo assistendo - spiega Bernetti - ad una ripresa generale dei bianchi, sia all’estero sia in Italia, in particolare per le bottiglie di grande personalità, dall’ottimo rapporto qualità/prezzo e prodotte con vitigni autoctoni”. Per il Verdicchio è un vero e proprio trionfo: in testa ai Paesi “innamorati” del più celebre bianco delle Marche c’è la Svezia, da sempre mercato dominato dai grandi vini rossi, e in cui oggi bere Verdicchio è diventato di gran moda, soprattutto tra i giovani. Anche Stati Uniti e Giappone hanno incrementato sensibilmente la loro richiesta di Verdicchio.
Oltre al Verdicchio, gli altri vitigni bianchi per i quali si registra un incremento nelle preferenze e nei consumi sono quelli del Collio. Secondo Ornella Venica di Venica & Venica, una delle più celebrate griffe del Friuli: “Dopo una fase in cui i consumatori sono stati più attratti dai vini rossi, soprattutto perché se ne è parlato tanto sulla stampa, adesso c’è un riavvicinamento ai bianchi. Del resto non poteva essere altrimenti, il vino bianco è indispensabile in tavola per iniziare con le prime portate, per non parlare poi dell’aperitivo. Sono privilegiate dal mercato le bottiglie dal buon rapporto qualità/prezzo, particolarmente richieste in Paesi come Austria, Svizzera e Germania, ma anche dai Paesi dell’Est, Russia in testa”.
Grandi produttori di vini bianchi per vocazione sono i trentini della Cantina La Vis e Val di Cembra, la più importante realtà cooperativa della regione. Spiega il direttore Fausto Peratoner: “Per quanto ci riguarda l’interesse per i bianchi non è mai venuto meno, e Germania, Inghilterra e Usa, i nostri principali mercati, hanno sempre apprezzato i vini bianchi italiani. Certo è che negli ultimi 2-3 anni si è assistito ad una maturazione nel gusto dei consumatori, che hanno smesso di chiedere vini “standardizzati” in favore di prodotti con maggiore personalità, magari da vitigni autoctoni. Grande successo ultimamente hanno avuto in Inghilterra vini aromatici come il Muller Thurgau”. Anche i bianchi siciliani fanno furore sui mercati di tutto il mondo: lo conferma Alessio Planeta della Planeta, cantina molto amata da critica enologica e appassionati del buon bere, che ha segnato il “rinascimento” dell’enologia siciliana: “Confermo un ritorno dei bianchi sulle tavole degli stranieri: soprattutto in Germania e negli Stati Uniti, in cui sono amati vini dalla grande personalità, strutturati e da vitigni autoctoni. Sono certo che il bianco, non più relegato al ruolo di vino da pesce o vino da estate, si prepara a vivere una nuova stagione da protagonista”. Ettore Nicoletto, direttore di Santa Margherita, una delle più grandi e importanti aziende italiane che ha fatto dell’export il suo punto di forza, spiega: “Il nostro Pinot Grigio, ormai considerato a tutti gli effetti un vitigno “naturalizzato” italiano, ricopre il ruolo di protagonista nei gusti dei consumatori americani. E non solo: va forte anche in Gran Bretagna e Germania. Adesso poi che stiamo lanciando la nostra nuova collana di vini siciliani, con il progetto Terrelìade, abbiamo rilevato tra i nostri venditori all’estero uno straordinario interesse per i bianchi a matrice autoctona, a base di Grillo e Insolia”.

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