“Il tempo del raccolto” della regista russa Marina Razbehkina: è il film che ha vinto l’edizione n. 2 del “Food in film festival”. Lo ha decretato la giuria - composta da Steve della Casa, Carlo Fuortes, Giorgio Ghisolfi, Mario Serenellini e presieduta da Rita Macchiavelli - che lo ha preferito agli altri per premiare un opera di alto rigore formale, intensa ed emozionante. La pellicola getta uno sguardo lucido e lirico sul presente e sul passato è contiene un concetto del cibo come “nutrimento” che per estensione conduce all’idea di “madre”. Tre sono le protagoniste: la contadina Antonia, la madre terra e la madrepatria. Alla vincitrice il premio realizzato dalla scultrice Loredana Galante dal significativo titolo “Going on”.
Il premio del pubblico è stato vinto da “Chef” del regista greco Sergios Niziris, proiettato a Castiglione Falletto, che ha battuto sul filo di lana lo spagnolo “Mala Uva” di Javier Domingo, proiettato la serata finale a Serralunga d’Alba, che è stato premiato con un bicchiere da degustazione appositamente studiato e realizzato da Baldo Cappellano, in serie numerata. Il premio è stato ritirato da Livia Fontana della cantina comunale di Castiglione Falletto che aveva sponsorizzato il film vincitore.
Il comitato d’onore ha decretato, invece, che le pellicole che hanno meglio rappresentato il territorio sono state ex equo “Sonaggiargios” di Gianni Secchi e “Vinni lu tempu de li pisci spata” di Vittorio De Seta. L’opera di Gianni Secchi ha la capacità di lasciare parlare le cose e l’abilità di restituire allo spettatore l’alfabeto di un sapere antico che si esprime in una ritrovata, alchemica armonia di gesti e di suoni. Il documentario di De Seta è stato considerato una poesia, un racconto di Verga, che cattura il cervello, che pervade l’anima. La cattura del pesce spada come dramma esistenziale, sopravvivenza, denuncia sociale, liberazione e festa. Poi l’uomo De Seta, rigoroso, lontano dalle mode culturali, ideologiche e politiche, tratti che ha in comune con Bartolo Mascarello - cui è dedicato il Premio - uomo tutto d’un pezzo che ha difeso la tradizione della vitivinicoltura di Langa senza mai scendere a compromessi. Il premio è stato consegnato dalla figlia di Bartolo che prosegue l’attività del padre con la stessa passione e che ha donato in premio una vite di nebbiolo della Vigna dei Cannubi.
La premiazione è stata ospitata dall’Enoteca regionale del Barolo nel Castello Falletti: “nuovamente l’Enoteca regionale del Barolo - ha dichiarato il presidente Luigi Cabutto - al centro di importanti eventi culturali che vedono coniugare il territorio della Langa con la cultura di qualità, espressione che vede produttori, ristoratori, albergatori, istituzioni ed enti uniti nell’intento comune di contribuire alla crescita di un territorio che della cultura è simbolo ed esempio”. A fine evento, brindisi con il Barolo 2001, di fresca presentazione al mondo degli enoappassionati.
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