Tocai, il Friuli ci riprova e tenta la strada della proroga. Fallito il tentativo di mantenere la denominazione, la regione italiana cerca ora di strappare una po’ di tempo all’Ungheria e continuare ad utilizzare il termine Tocai per almeno altri dieci anni. A partire dal marzo 2007, il nome dovrebbe infatti spettare esclusivamente ai produttori ungheresi, ma il Friuli potrebbe ora approfittare della disponibilità che proprio l’Ungheria ha concesso all’Australia (anch’essa produttrice di Tocai ), per prorogare di un decennio l’uso del nome.
La nuova prospettiva è stata evidenziata, nei giorni scorsi, a Roma, dal Ministro per le Politiche Agricole, Gianni Alemanno, in un incontro con l’assessore regionale all’Agricoltura, Enzo Marsilio, i presidenti dei Consorzi Doc Collio, Colli orientali, Grave e i rappresentanti delle associazioni di categoria (Coldiretti, Cia, Confagricoltura). Lo stesso Alemanno sarà in visita in Ungheria a fine di agosto, ma in attesa di una eventuale risposta da parte del paese, la prospettiva ventilata non sembra raggiungere il pieno consenso neanche qui in Italia.
Non è convinto ad esempio Massimo Zorzettig dell’azienda Tunella, giovane realtà friulana in forte ascesa, secondo cui “una proroga non basta ed è necessario pensare ad una soluzione più lungimirante. Ci stiamo giocando il futuro del Friuli e la sua immagine nel mondo. Occorre - continua Zorzettig - una risposta unitaria e decisa che non crei confusione nel mercato e che anzi renda le nostre produzioni più visibili e facilmente riconoscibili. Meglio allora cambiare il nome alle nostre barbatelle o ancora meglio: istituiamo un vino bandiera, il “bianco friulano”, prodotto esclusivamente con Tocai del nostro territorio. E’ questa l’unica via - commenta il produttore - per mantenere il nostro Tocai e assicurarci un futuro senza innescare inutili contese tra stati, consorzi o singole aziende”.
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