Che il vino in Italia stia soffrendo è innegabile: cantine colme di prodotto invenduto alla vigilia della vendemmia, calo del fatturato, export in discesa, ristoranti in crisi, un certo "tedio" del consumatore sull'argomento. Certo, molto è da collegarsi alla contrazione generale dei consumi, al clima di sfiducia diffuso, al difficile momento economico a livello mondiale; ma la mia impressione è che il vino italiano stia pagando per colpe non sue. Negli ultimi 10 anni il settore è stato completamente stravolto e sono cambiati radicalmente i valori semantici del vino. Da presenza rassicurante e familiare della nostra vita e da espressione -per definizione- di tradizione, cultura, territorio, valori condivisi, il vino si è letteralmente trasformato in oggetto di moda, vero status symbol, argomento di dotte conversazioni, o - peggio - diversificazione imprenditoriale elegante.
Dall'euforia iniziale per un processo di valorizzazione, accreditamento e qualità che i produttori più seri e il pubblico più attento non potevano che condividere, si è arrivati via via a una vera e propria "ubriacatura" in cui si sono di fatto perse di vista le ragioni profonde del successo del nostro vino da cui tutto questo processo è partito.
Bisogna tornare alla vera essenza del vino: questo vale sia per chi lo produce sia per chi lo beve. E' l'espressione di un territorio e di profonde radici culturali e familiari. Fare vino non è una scelta di vita chic, ma un mestiere che è alimentato dalla storia personale, dalle tradizioni, dalla preparazione specifica, dalla passione.
Allo stesso tempo dobbiamo essere bravi non solo in vigna e in cantina, ma all'avanguardia anche nel marketing del vino (vedi l'importanza della comunicazione, l'impulso alla formazione, la collaborazione tra categorie coinvolte, la valorizzazione del turismo legato al vino, ...), proprio come fanno i nostri competitor d'oltre oceano, giovanissimi di esperienza, ma oggi una tangibile minaccia sui mercati mondiali.
Solo recuperando i valori del vino e tornando a fare gli "imprenditori con la valigia", in grado di ridare un volto al proprio vino e impersonarlo di fronte a un pubblico più preparato e attento, saremo sulla strada giusta per uscire dalla crisi.
Su questo ragionevolmente si deve, noi tutti operatori del settore, e naturalmente le istituzioni, riflettere e operare per ridare al vino tutti i suoi "giusti" valori, anche economici. Non dobbiamo comunque dimenticare quelle aree del mercato che anche in questo momento registrano segnali posivi e farvi leva.
Chiara Lungarotti
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