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Per il vino italiano un 2005 in ripresa: l'Osservatorio del Salone del Vino conferma che la qualità premia le cantine
a cura Osservatorio Salone del Vino

Dopo la ripresa del 2004, continua nel 2005, l’andamento moderatamente favorevole del settore vinicolo italiano: nel 2004, la produzione di vino è risalita oltre i 50 milioni di ettolitri, attestandosi a quota 53,3 milioni e quindi su volumi molto lontani dai minimi storici toccati nel 2002 e nel 2003, quando la produzione superò di poco i 44 milioni di ettolitri. Anche nel 2005, secondo l’Ismea, la soglia dei 50 milioni di ettolitri dovrebbe essere ampiamente superata con una produzione che potrebbe attestarsi a quota 51,8 milioni di ettolitri.

Il 2003 - afferma l’Osservatorio del Salone del Vino in una nota - è stato un anno particolarmente negativo anche per le esportazioni italiane che hanno visto ridursi per la prima volta il saldo attivo della bilancia commerciale del settore. Nel 2004 vi è stata però una ripresa con una crescita delle esportazioni del 6,68% in quantità e del 5,38% in valore. Il fatto che l’export italiano in valore aumenti meno che in quantità è degno di nota perché indica che le nostre aziende hanno dovuto fare sacrifici in termini di tipi di vino venduto e di prezzi e che comunque anche sui mercati esteri molto forte è l’attenzione al prezzo. Il buon andamento del 2004 secondo i primi dati sta continuando anche nel 2005 e questo è un ulteriore elemento positivo che induce fiducia nel settore.

Sul versante interno, nel 2004, si è registrato invece un ulteriore calo del consumo procapite, che, per la prima volta, è sceso al di sotto dei 50 litri, attestandosi, per l’esattezza, a 49,8 litri (104 litri nel 1975). La tendenza al calo del consumo procapite è strutturale e si manifesta anche negli altri paesi grandi consumatori di vino. Come è noto, questo andamento di lungo periodo dipende dal fatto che la componente della domanda costituita dalle famiglie che impiegano il vino come alimento abituale della alimentazione si va riducendo.

Cresce, invece, l’altra componente della domanda, quella relativa al vino consumato non quotidianamente ma abitualmente (ad esempio, in famiglia la domenica e nelle feste) e quello del vino consumato al ristorante, in locali pubblici o fuori pasto come aperitivo o in occasione di incontri e di momenti di socializzazione in famiglia o fuori. Questa seconda componente è in crescita in quantità ma finora è aumentata con tassi elevati soprattutto in valore e ciò ha consentito alla spesa globale per il vino di continuare a crescere nonostante il calo dei consumi complessivi procapite.

Questa situazione ha permesso di affermare che in Italia (come d’altra parte in Francia) si beve meglio e soprattutto si beve un prodotto più costoso. Nella situazione di stagnazione dell’economia italiana degli ultimi anni è tuttavia molto aumentata l’attenzione al prezzo e occorre, quindi, verificare se la proposizione appena citata, che è ricorrente in ogni analisi sul consumo di vino nei Paesi ad antica vocazione vinicola, non debba essere riformulata.

In Italia, come d’altra parte in Francia e Spagna, il principale concorrente del vino è l’acqua minerale che, nel 2004, ha rappresentato il 51,2% del consumo procapite di bevande alcoliche e non alcoliche. E’ una quota che pare destinata ad aumentare.

D’altra parte, e questo è un altro elemento positivo del quadro attuale, vi sono segnali che indicano una certa ripresa dei consumi di vino nell’ultimo trimestre del 2004 e nella prima parte del 2005. Un eventuale recupero potrebbe avvenire erodendo spazio alla birra, ai softdrink e ai superalcolici. Questo ultimo comparto sta assistendo ad un calo strutturale dei consumi ed è quindi aperta la possibilità di sostituire questi prodotti con i vini sia per gli aperitivi sia in occasione di incontri. Spazi di recupero vi potrebbero essere anche nei confronti dei softdrink, mentre più problematica appare la competizione con la birra, anche se nel 2004 i consumi procapite di questo prodotto sono calati del 2,3%, mentre per il vino la contrazione è rimasta contenuta nell’1,4%.

E’ evidente, comunque, che un recupero dei consumi di vino può interessare soltanto la componente della domanda che riguarda i consumi di vino non alimento e passa necessariamente attraverso una modifica delle abitudini di consumo in ambiente extra familiare e in ambiente familiare per i consumi non legati alle ordinarie esigenze alimentari. E’ del pari evidente che una eventuale evoluzione della domanda nel senso appena indicato deve essere accompagnata da opportune politiche da parte dell’offerta.

Proprio per fare il punto sulle tendenze in atto nelle abitudini di consumo e nei comportamenti dell’offerta l’Osservatorio del Salone del Vino sta conducendo una inchiesta sui consumatori, una inchiesta sulla grande distribuzione e una inchiesta sulle enoteche. I risultati verranno presentati il 27 ottobre 2005 a Torino per il Salone del Vino.

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