La Toscana del vino continua a non volare alto sui mercati esteri nel 2005. Anche se alcuni grandi griffes, tra le più affermate e conosciute, si salvano, e anzi continuano a mietere consensi, i risultati dei primi 8 mesi del 2005 consegnano un quadro poco gratificante, specie dopo un 2004 che aveva consegnato alla Toscana una crescita del 4,4% e portato in cassa 476 milioni di euro.
Da gennaio a agosto 2005, l’export dei vini rossi è diminuito complessivamente del 5,7%, sullo stesso periodo dello scorso anno, attestandosi a quota 207 milioni di euro. Meglio è andata ai bianchi, che sono cresciuti del 3,7%, spuntando un valore di poco superiore agli 11 milioni di euro. Una magra consolazione per i vignaioli toscani, ed un aumento dettato probabilmente dal periodo estivo che ha facilitato l’orientamento dei consumatori verso i vini bianchi.
L’attenzione di produttori e consorzi si concentra adesso sulle analisi di fine 2005 e sul buon esito delle feste natalizie. In attesa di un responso finale certo, una crescita della bilancia estera sembra esserci stata, ma difficilmente la Toscana del vino può sperare di eguagliare i risultati del 2004. A pesare sempre più è infatti la concorrenza internazionale, che costringe anche i produttori nostrali a rivedere al ribasso i prezzi delle bottiglie con la conseguente contrazione dei valori.
Un aiuto al sostegno dei prezzi potrebbe arrivare dall’ultima vendemmia che ha portato nelle cantine toscane 2,5 milioni di ettolitri di vino con un calo del 15% sul raccolto 2004. Il mercato di riferimento, specie per i vini di qualità, rimangono gli Usa, dove il vino toscano e italiano più in generale, hanno potuto giovare di un rafforzamento del dollaro sull’euro che ha facilitato le vendite. Buone notizie giungono anche dal Giappone, mentre continuano le difficoltà sul fronte europeo dove si continua a registrare il rallentamento della domanda in mercati tradizionalmente importanti come Germania e Austria.
La curiosità - Chianti e Chianti Classico sempre più lontani. Divorzio tra le due Docg che si stanno attrezzando per cambiare disciplinare e separare, una volta per tutte, le denominazioni
La decisione è stata presa nel dicembre ma solo con questo anno il “divorzio enologico” inizierà il suo iter in attesa di una definitiva approvazione da parte del Ministero delle Politiche Agricole che potrebbe giungere entro la fine 2006.
Lo status è comunque di fatto già ufficiale: Chianti e Chianti Classico si sono divisi e stanno attrezzandosi per cambiare i propri disciplinari e slegare così, una volta per tutte, le due Docg. Una vita da separati in casa, si potrebbe dire, dato che l’area del Classico - 7.000 ettari tra Firenze e Siena - rientra nei confini geografici e ben più ampi del Chianti, che viene prodotto anche in altre 4 province toscane: Arezzo, Pisa, Pistoia e Prato.
Una questione di immagine, visibilità e distinzione, una mossa meditata da tempo, ma anche un modo per evitare possibili sovrapposizioni e “travasi” di denominazione da Classico a Chianti, specie in annate meno fortunate e qualora i vigneti siano iscritti a entrambi gli albi.
La separazione è stata, inoltre, facilitata anche dalla fusione dei due consorzi (di promozione e di tutela) del Chianti Classico, avvenuta agli inizi del 2005. Un’operazione che ha portato il Gallo Nero a diventare l’unico simbolo per i vini del Classico escludendo invece i prodotti della “cugina” denominazione.
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