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IL CODICE GENETICO DELLA VITE NON HA PIU' SEGRETI: DECODIFICATO IL GENOMA ATTRAVERSO LA PIANTA DEL PINOT NERO

Il codice genetico della vite non ha piu' segreti.
Dopo sei anni di studi e ricerche, un gruppo di ricercatori dell'
Istituto Agrario di San Michele all' Adige (Trento) ha decodificato il
genoma della vite prendendo come pianta modello il Pinot nero, una
delle piu' importanti cultivar a livello mondiale.
La vite diventa
cosi' la prima pianta da frutto e la seconda pianta coltivata, dopo il
riso, ad avere il proprio genoma decodificato. L'annuncio e' stato
dato oggi nella sede della Provincia autonoma di Trento, che ha
finanziato la ricerca assieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di
Trento e Rovereto, dal presidente dell' Istituto Agrario e dai
responsabili della ricerca. Gia' nel 2004 il gruppo di ricercatori
aveva prodotto, insieme all' Universita' di Udine, la ''mappa fisica
della vite'', mediante la quale erano stati ricostruiti i 19 cromosomi
della vite. La ricerca era poi proseguita con l'avvio della
decodificazione dell' intero genoma della vite, che oggi e' stato
presentato alla comunita' scientifica internazionale.
Allo stato
attuale, ha spiegato Riccardo Velasco, coordinatore del gruppo di
ricerca, il progetto ha sequenziato cinque ''equivalenti genomici'' per
un totale di due miliardi e mezzo di nucleotidi, che includono il 99%
della pianta. Secondo Velasco ''l' evento di oggi e' per l' agricoltura
l' equivalente dei primi passi dell' uomo sulla luna: da oggi - ha
detto - l' agricoltura non sara' piu' la stessa''.
I risultati sono
stati resi possibili dalla collaborazione tecnica della societa'
americana Myriad Genetics Inc. di Salt Lake City, che ha maturato
esperienze nel sequenziamento di altri genomi, tra i quali il genoma
umano e quello del riso, e che ha sviluppato software ad hoc per i
ricercatori trentini. Il dirigente della Myriad, Mark Skolnick,
presente oggi all' annuncio, ha ricordato di essere stato allievo di
Luca Cavalli Sforza. Ha parlato di ''momento storico'' per il
miglioramento qualitativo dei vitigni attualmente coltivati e per la
creazione di eventuali nuove varieta' in grado di meglio adattarsi alle
caratteristiche pedoclimatiche dei territori ed ha auspicato di poter
''brindare la prossima volta con un vino ottenuto da questa ricerca''.
La conoscenza dei meccanismi biologici della vite, ha aggiunto
Francesco Salamini, gia' ricercatore presso il tedesco Max Plank
Institut e membro del comitato scientifico di S. Michele all' Adige,
consentira' inoltre di attuare interventi piu' mirati per la difesa
dalle avversita' parassitarie, diminuendone il numero e l' impatto ed
realizzando una politica di agricoltura sostenibile e rispettosa dell'
ambiente.
La finitura e l' assemblaggio dei dati e' atteso tra qualche
mese, ha detto il presidente dell' Istituto Agrario, Giovanni Gius, al
massimo entro ottobre. Il presidente della Provincia autonoma di
Trento, Lorenzo Dellai, ringraziando i ricercatori, ha annunciato che a
conclusione della ricerca sulla vite, sara' finanziata la ricerca del
genoma del melo.

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