02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

IL CORAGGIO DI UNA SCELTA UNICA: NASCE A ISCHIA, IN UN PAESAGGIO RESTITUITO AL FASCINO ORIGINARIO CON UN GRANDE RECUPERO AMBIENTALE, UNA NUOVA “REALTÀ” DEI FRATELLI MURATORI. A OTTOBRE SI POTRA’ VEDERE UN ESEMPIO DI INVESTIMENTO A ALTO VALORE SOCIALE

Italia
I fratelli Muratori

C’erano terrazzamenti abbandonati, ruderi, resti di un insediamento umano, ancora vivo in anni relativamente recenti; un groviglio di sassi e rovi, di vegetazione spontanea e tracce di vigneto, un insieme affascinante nella totale decadenza ambientale, affacciato su un panorama mozzafiato: all’orizzonte il mare, alle spalle la mole severa del Monte Epomeo, con l’inquietante presenza delle fumarole; come in una scenografia preparata per girare un film di desolante miseria. Ma, intorno, c’è un gran fervore vitale, giardini, alberghi, turismo, terme, il benessere di oggi, il verde che domina l’isola e la magia di un luogo chiamato Forio.
Forse fu proprio questo contrasto ad ispirare ai fratelli Muratori (che hanno in essere tre cantine in territori importanti o emergenti: la Franciacorta, “la casa madre”, la Maremma Toscana e il Sannio Beneventano, in Campania) la scelta di questo luogo, la decisione di investire sull’isola era già stata presa, ma ora non erano disposti a rinunciare a quell’anfiteatro aperto sull’infinito, ricco di memorie, di dimensione ottimale per l’impianto dei vigneti, da cui ricavare un vino “da conversazione”. Così, non senza difficoltà, gli ettari corrispondenti a quella che era conosciuta come proprietà Milone diventano proprietà Muratori.
Gente del Nord venuta a Forio per realizzare l’ennesimo centro turistico, un albergo, un villaggio residenziale, si pensò. Ed invece era l’inizio di una particolare entità agricola destinata a segnare nel mondo vitivinicolo dell’isola un momento di riflessione e, forse, anche di provocazione.
A mano a mano che le sterpaglie venivano eliminate, i massi caduti recuperati, le piccole costruzioni liberate dalla vegetazione, l’attenzione si fece più viva, più evidente la sensazione che stava per accadere qualcosa di insolito e di bello: non si stava assistendo ad un ambizioso progetto di conversione edilizia, si trattava della vera e propria rinascita di un luogo considerato perduto. Con un lavoro durato cinque anni, le parracine hanno ripreso la loro funzione, ricostruite sasso su sasso; sulle terrazze sono comparsi i primi filari, il tracciato dei sentieri è tornato ad essere percorribile; quella che sembrava una caverna naturale si è rivelata una cantina scavata nel tufo verde alcuni secoli fa, così come i ruderi hanno mostrato la loro vera ragione di essere: antichi palmenti, in cui veniva effettuata la vinificazione.
Un’operazione di recupero ambientale come quella effettuata dai fratelli Muratori da Brescia (i loro nomi sono Bruno, Diego, Giuliano, Giorgio) non è un fatto casuale. Nasce da una serie di coincidenze in cui coesistono sensibilità umana, cultura, legittima ambizione, gusto del perfezionismo, curiosità, amore per la sfida; un concentrato di sentimento e ragione, che deve conciliarsi con regole economiche e non perdere mai di vista la realtà oggettiva.
Il luogo, ora Giardini Arimei, solare, severo e mediterraneo al tempo stesso, ha tutte le caratteristiche per diventare il luogo del cuore e del relax per chi vive in realtà profondamente diverse culturalmente e, antropologicamente, ma l’innamoramento si consolida quando prevale la razionale consapevolezza che si sta realizzando qualcosa di importante, non solo per sé, ma per un’intera comunità. Questo a Forio è lo spirito di impresa della Fratelli Muratori, che da anni è diventata un importante ed affermata cantina delle bollicine, tanto amate anche dai vip: dalla regista Lina Wertmuller ai Pooh, allo chef Gianfranco Vissani.
Un ruolo fondamentale è stato giocato da un personaggio tutt’altro che secondario in questa sfida avventurosa: Francesco Iacono, legato al luogo dalle radici familiari, l’ispiratore del “Progetto Arcipelago”, studioso e ricercatore che ha già metabolizzato il risultato che vuole ottenere da quella terra restituita alla dignità di tenuta vitivinicola.
Francesco Iacono non pensa al “solito” vino di Ischia, troppo semplice per il suo spirito innovatore che non ha dimenticato l’impronta del passato: da quella terra vuol trarre l’essenza più intima, gli umori più profondi, le stesse misteriose componenti delle acque di Ischia, le acque del benessere, che hanno reso l’isola famosa in tutto il mondo. Non un vino di routine, ma un vino “termale”, dolce come la natura che circonda le viti, misterioso e profondo come il vulcano su cui poggiano le parracine. Una provocazione che già si intuisce nel nome, Giardini Arimei, dove si assomma il concetto di vivere piacevolmente nel verde, con il senso di terra intrisa di umori di fuoco. Arime è nome di origine micenea, attribuito anticamente a Ischia, che vuol dire appunto “terra di fuoco”.
Giardini Arimei è, dunque, un vino nato da uve surmaturate in pianta, raccolte nel corso dell’autunno, via via che raggiungono il grado perfetto di maturazione, vinificate con la tecnica antica del rimontaggio, utilizzando persino i rinati palmenti; quasi un rito per ricavarne un liquido ambrato, fumoso, ricco di aromi di frutti mediterranei, capace di sollecitare il colloquio e l’amicizia; da consumare con piacere sottile, lo stesso che provoca il bagno termale e da accompagnare con la pastiera, un dolce che è un condensato di Mediterraneo e di sapienza gastronomica partenopea.
Oggi Giardini Arimei è tutto questo (e da ottobre si potrà ammirare). La rinascita ambientale ad Ischia si carica, dunque, di ulteriori valori non solo simbolici: l’investimento economico diventa un valore sociale perché fa rivivere la naturale predisposizione dell’isola alla coltura della vite, oggi sopraffatta dalla tendenza alla speculazione edilizia, ridà dignità all’umile ma difficile lavoro di chi sa costruire i muri a secco, innesca un processo di imitazione.

La storia - I fratelli Muratori: dai filati alla vigna
Quando nel 1999 i Fratelli Muratori, Bruno, Diego, Giuliano e Giorgio, originari del Bresciano, decisero di avviare una azienda agricola, forti del successo della Franciacorta, loro terra d’elezione, come area d’eccellenza per le “bollicine”, non pensavano probabilmente di scendere al Sud: nelle loro intenzioni, c’erano una cantina e vigneti distribuiti nel luogo in cui erano nati, la Franciacorta, quel territorio fra il Lago di Iseo e il Lago di Garda, che ha l’ambizione di essere la “Champagne italiana”.
Alla ricerca di un consulente per trasformare in realtà questa idea maturata nel tempo di investire nella terra capitali generati dall’industria di filati fondata dal padre, i fratelli Muratori incontrano un esperto, agronomo ed enologo, che ha anche lui un sogno nel cassetto, realizzare un’impresa vitivinicola originale, basata sulla particolare vocazionalità del territorio. Negli anni Novanta, la parola base dell’enologia italiana era “qualità”. Vocazionalità e territorio erano ancora termini riservati alla ricerca, un campo in cui operava lo studioso individuato dai fratelli, l’agronomo ed enologo, Francesco Iacono. È così che il Sud fa capolino nella mente e nel cuore dei giovani imprenditori bresciani, ma Ischia è ancora lontana.
Affascinati dalla particolarità del “sogno”, i fratelli Muratori fanno le indispensabili ricerche di mercato, svolgono indagini di marketing, pongono le basi di un’ipotesi finanziaria e decidono, con spirito imprenditoriale, scientificamente, che ha una sua ragione d’essere un’impresa agricola per produrre vino, impostata sulla vocazionalità del territorio. È un’ipotesi innovativa, è l’inizio di un’azienda agricola fondata su un concetto originale, è la nascita del “Progetto Arcipelago”.
“Progetto Arcipelago” equivale a quattro territori, quattro “isole” per produrre quattro specifiche tipologie di vino, quelle più aderenti appunto alla vocazionalità del territorio e solo quelle: la prima, la Franciacorta, per il solo spumante metodo classico: per i rossi, la Toscana, ma non quella del Brunello di Montalcino o del Chianti Classico, ma quella più dimessa e appartata della bassa Maremma livornese; a completare l’arcipelago, mancavano i vini da uve a bacca gialla e il vino da conversazione: ed ecco, allora, il Sannio Beneventano, la terza isola, e Ischia, dove prevalgono le ragioni del cuore, la terra d’origine della famiglia di Francesco Iacono, oggi vicepresidente dell’azienda agricola Fratelli Muratori e responsabile del “Progetto Arcipelago”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli