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RIFORMA OCM VINO: LE REAZIONI DI PRODUTTORI (BANFI, MAZZEI, DONNAFUGATA, GANCIA) E ORGANIZZAZIONE DELLE IMPRESE (CONFAGRICOLTURA, COLDIRETTI, FEDERDOC). CRITICHE E DUBBI SU MODIFICHE AL SISTEMA DELLE DOC E PARERI DIVERSI SULLO ZUCCHERAGGIO ...

La bozza di riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato vitivinicolo europeo, presentata oggi a Bruxelles, ha suscitato le prime reazioni da parte dei produttori di qualità e delle associazioni del mondo vitivinicolo italiano.
Secondo Enrico Viglierchio, amministratore delegato di Castello Banfi, tra i tanti punti da chiarire, sono due quelli fondamentali: “in primis, bisogna capire come gestire il controllo della produzione; l’estirpazione nelle zone meno produttive, in linea di principio, sembra essere in contraddizione con la liberalizzazione del diritto di impianto che viene prospettato tra qualche anno dalla bozza: è giusto cercare di conquistare nuove quote di mercato, ma passare a un sistema molto liberalizzato, quasi improvvisamente, può creare molti problemi, e bisogna capire come si vogliono gestire. Il secondo aspetto è quello delle denominazioni: riformare il sistema, permettendo ad esempio di indicare in etichetta l’annata e il vitigno anche per i vini da tavola può essere un danno per chi fa qualità. Senza contare che per l’Italia il sistema delle denominazioni di origine è indissolubilmente legato ai territori”. Uno dei punti che ha fatto più discutere è quello dell’estensione a tutti i produttori europei del divieto di zuccheraggio per aumentare la gradazione alcolica del vino, pratica fino ad ora vietata nelle regioni del sud (Spagna, Grecia, Italia), ma permessa al Nord. “Il punto dello zuccheraggio - conclude Viglierchio - non è tanto questione di qualità o meno, ma è legata al clima e alla geografia. La Francia, che insieme all’Italia è il grande produttore di qualità in Europa, nelle regioni settentrionali ne fa uso. La questione semmai è la qualità degli zuccheri e dei mosti utilizzati”. La bozza prevede infatti anche la diminuzione delle sovvenzioni per l’impiego di mosti concentrati e rettificati.
Positivo il commento di Lamberto Vallarino Gancia, patron della storica casa spumantistica piemontese di Canelli e presidente del Comité Européen des Entreprises Vins: “c’è bisogno di una riforma che cambi le regole del mercato per la vitivinicoltura europea e la renda più competitiva, perché con quelle attuali saremmo destinati a perdere contro i paesi emergenti (Australia, Cile e Argentina, ndr). In questa bozza, ci sono segnali positivi, come l’aumento dei fondi per la promozione del vino europeo di qualità, l’abolizione dello zuccheraggio e dell’importazioni di mosti da paesi extra europei, la diminuzione degli aiuti a pratiche come la distillazione che destabilizzano il mercato”.
Diverso il parere di Giacomo Rallo di Donnafugata: “apparentemente, a livello pratico, per chi fa qualità, cambia poco o nulla. Ma se alcuni di questi provvedimenti vanno a mettere in discussione anche solo la fascia dei vini italiani di minor pregio, il danno all’immagine che ne può derivare coinvolgerà anche chi, come noi produce vini di alto livello. Ci sono punti della riforma che possono portare a pratiche massificanti, come il “rivoluzionamento” del sistema delle denominazioni, che rischiano di annullare anche i buoni risultati dei vini di qualità italiani che compensano, almeno in parte, il calo dei consumi dei vini di fascia bassa, che perdono ogni anno quote di mercato”.
“Una proposta di riforma dell’Ocm era necessaria - commenta Filippo Mazzei, alla guida della chiantigiana Marchesi Mazzei, insieme al fratello Francesco - perché finora il 50% delle risorse era destinato alla distillazione di crisi e all’aiuto per pratiche come l’utilizzo dei mosti concentrati, che è assurdo se si vuole incentivare la qualità”. Sul divieto allo zuccheraggio, Mazzei commenta senza giri di parole: “per noi che facciamo qualità in Italia cambia poco o nulla, ma mi sembra una battaglia di Don Chisciotte. A parte il fatto che mi chiedo come si possa pensare di vietarlo in paesi dove si pratica da vent’anni, considerato che uno dei paesi che avversano di più questo punto è la Francia, io sarei pure per mantenere lo zuccheraggio se può servire a trovare un punto in comune su altre questioni più importanti”. Questioni che fondamentalmente, riguardano la liberalizzazione dei diritti di impianto: “passi pure liberalizzare l’impianto di chi vuole produrre vini da tavola, purché senza aiuti. Lo fanno - precisa Mazzei - a loro rischio e pericolo. Ma se si parla di una liberalizzazione totale, anche in zone dove si producono Vqprd (Vini di qualità prodotti in regioni determinate), dico che non ha senso, anzi - aggiunge - bisogna semmai aiutare chi gestisce le denominazioni”.
Molto negativo il commento Federdoc, la federazione dei consorzi doc e docg italiane, soprattutto per la riforma delle denominazioni: “questa proposta non è accettabile - commenta il presidente Riccardo Ricci Curbastro - perché rimette in discussione più di 200 anni di storia: dobbiamo mantenere un legame forte con il territorio e respingere l’idea che la vinificazione possa farsi a centinaia o migliaia di chilometri dalla zona di raccolta delle uve”.
Sulla stessa linea di pensiero, Confagricoltura: “una proposta pericolosa - spiega il presidente Federico Vecchioni - per il nostro sistema vitivinicolo che deve essere necessariamente modificata. In questo anno di dibattito abbiamo più volte sottolineato come il comparto debba essere sostenuto con politiche di riorganizzazione dell’offerta e con programmi di promozione, ma la Commissione non ha ascoltato le istanze dei nostri produttori”. “La Commissione - aggiunge - si preoccupa poi della sovrapproduzione di vino e del sostegno ai redditi dei viticoltori, ma contemporaneamente propone la liberalizzazione degli impianti, tramite la quale si perderebbe il controllo della gestione del potenziale viticolo, con rischi di eccessiva crescita delle superfici e di una caduta del valore della produzione. L’unica nota positiva - conclude - è il mantenimento del divieto di zuccheraggio che andrà difeso in fase di negoziato”.
Divieto questo, visto positivamente anche dalla Coldiretti: “con lo stop allo zuccheraggio, è stato raggiunto lo storico obiettivo di mettere fine a una pratica ingannevole e lesiva degli interessi dei vini di qualità. Se è vero che è stato adeguato il budget finanziario restano ancora da negoziare importanti aspetti applicativi: dalle denominazioni alle pratiche enologiche fino all’etichettatura dei vini da tavola”.

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