“Non vedo una situazione particolarmente difficile per il vino italiano, anzi direi che al momento si registrano più luci che ombre”. Sarà anche vero che Angelo Gaja, la griffe del griffe del comparto enologico nazionale, è notoriamente personaggio ottimista, ma è anche unanimemente riconosciuto come una delle figure che meglio sa fare le carte e leggere le tendenze di questo mondo. Sia a livello nazionale che internazionale.
“Vedo - sottolinea il produttore di Barbaresco - un mercato che, dopo un certo esubero produttivo che aveva portato ad un periodo di stanca, ha saputo ritrovare un buon equilibrio tra domanda e offerta. Certo, nel mercato interno non si può pensare ad un aumento dei consumi, anzi. Ma questo, a mio parere, non rappresenta un problema, visto che ormai la domanda è orientata verso vini dalla qualità rilevante. E poi c’è l’export che sorride all’Italia, è li che dobbiamo lavorare con maggiore impegno. Abbiamo tutte le carte in regola per fare bene, attraverso una palese crescita delle capacità imprenditoriali dei produttori di casa nostra”.
Parole inequivocabili, da un’azienda che è stata paragonata, da qualcuno, ad un’altra eccellenza che dal Piemonte ha saputo travalicare, con un’immagine vincente, i confini regionali e nazionali: la Juventus.
“Beh, intanto, per fortuna, la mia azienda non ha attraversato le vicissitudini recenti di questa squadra, che comunque porto nel cuore. Ad ogni modo credo che tutti possono incorrere in momenti di difficoltà, quello che conta è riuscire a superarli brillantemente. Quando sei vincente e ti ritrovi portabandiera di un territorio, è inevitabile aspettarsi una critica attenta, puntuale e severa”.
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