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SALONE DEL VINO (26/29 OTTOBRE 2007) - TENDENZE: LE BOTTIGLIE TORNANO COMPAGNE DEL CIBO. IN VIA DI CAMBIAMENTO LA SCELTA DEGLI ENOAPPASSIONATI. LO STILE “MEDITERRANEO” IL SOLO CAPACE DI IMPORRE IL CONSUMO RESPONSABILE. TORNA IL VINO IN FAMIGLIA

Almeno in tavola i Pacs si fanno: il vino e il cibo tornano ad essere una coppia di gusto e di fatto. Lo dimostrano gli acquisti e le degustazioni del Salone del Vino, che ha permesso, con lo “shopping di Bacco” (era possibile acquistare in fiera, ndr), di analizzare le tendenze dell’enologia italiana.
Gli italiani si stanno orientando di nuovo sulle bottiglie più tradizionali dall’equilibrato prezzo\qualità. Ed è da questo connubio che emerge chiaramente che mentre il pubblico si orienta verso i vini da vitigno autoctono (più tradizionali, ma anche capaci di alimentare i mercati locali accorciando le filiere distributive con positivi effetti sul contenimento dei prezzi) allo stesso tempo torna il consumo non disgiunto dal cibo che segna anche il ripristino di un “rito” familiare in quello “stile mediterraneo” di bere che è il solo capace di diffondere la cultura del vino e di frenare l’abuso di alcol.
Tale tendenza ha significative implicazioni sia dal punto di vista economico, che dal punto di vista tecnico produttivo. Fare vini capaci di accompagnare il cibo significa tornare allo stile di bottiglie espressione del territorio, di minore struttura, più fini e anche di grado alcolico più contenuto. Esattamente il grosso della produzione italiana che tuttavia era entrato nel cono d’ombra quando si erano imposti all’attenzione i vini di grande struttura, di bouquet esplosivo e di grado sostenuto più adatti a soddisfare il palato dei nuovi consumatori (gli americani) solitamente usi a bere vino lontano dai pasti.
Da Torino è emersa, inoltre, una forte ripresa dei vini di territorio, capaci di sposare alla cucina tradizionale, anch’essa in forte recupero, l’euforia delle cucine molecolari e destrutturate. Un buon numero di produttori ha notato anche una ripresa di domanda di vini bianchi e rosati che denotano una tendenza al gusto light del bere e ad una fruizione più “alimentare” delle bottiglia. Dal punto di vista economico questo ritorno alla tradizione segna in qualche misura il ridimensionamento dei listini. A parte i top wines, le cosiddette bottiglie mito che rappresentano l’apice della piramide qualitativa, ma che sono quantitativamente appena il 5% dell’intera produzione italiana, anche gli enoappassionati si stanno orientando verso bottiglie che non oltrepassano i 10 euro.
Del resto il diminuito potere di acquisto degli italiani (che già hanno tagliato nel 2007 oltre il 7% in volumi e di oltre il 3% in valore gli acquisti di vino) indirizza il consumo del nettare di Bacco sempre più nella fascia attorno ai 4 euro a bottiglia. E’ quindi confermata proprio questo la tendenza alla polarizzazione del mercato interno: da una parte le poche bottiglie da sogno, dall’altra una forte domanda di bottiglie riconoscibili, espressione dei territori, dal prezzo contenuto. Perché il vino torna sulla tavola quotidiana da coprotagonista e non più da primo attore. Ma questo significa anche recuperare uno stile di consumo “mediterraneo”: cioè mai vino lontano dai pasti, mai vino in eccesso, sempre vino come esaltatore della cucina. E quindi un consumo responsabile (che come rivela l’Istituto Superiore di Sanità riguarda l’82% della popolazione italiana che consuma alcol) capace di educare i giovani e di metterli al riparo dagli abusi.
E ciò che appare più positivo che dai produttori è venuta una sorta di alleanza con i consumatori: anche le cantine sembrano sempre più orientate a recuperare lo stile e il consumo tradizionale del vino, valorizzando le produzioni autoctone e stabilendo un nuovo antico-connubio tra bottiglie e ricette di territorio, sia per recuperare sintonia con le richieste di mercato, ma anche per allontanare dal vino lo spettro dell’abuso e di alcol e farlo essere ciò che è sempre stato: un marcatore dello stile di vita italiano.

I dati - Il Salone del Vino di Torino: cresce l’interesse di operatori (+35%) e degli enoappassionati
Il Salone del Vino n. 6, che ha trasformato dal 26 al 29 ottobre Torino nella capitale di Bacco, tornato dopo due anni, ha dimostrato il crescente interesse degli operatori (+35%) e degli enoappassionati e ha messo in luce anche notevoli scambi commerciali nel workshop internazionale “Il vino italiano alla conquista di nuovi mercati”.
I dati a consuntivo confermano, quindi, che la filosofia delle sei edizioni del Salone del Vino, organizzato da Promotor International, è giusta: l’evento è infatti un valido momento di verifica per l’economia del comparto enologico e di analisi delle tendenze del mondo del vino. La media degli ingressi degli operatori è aumentata, sul 2005, del 34% a sancire come il Salone del Vino, che pure avvicina i produttori agli enoappassionati (notevole è stata anche l’affluenza in fiera, nei giorni dedicati al pubblico: sabato 27 ottobre, nel pomeriggio, e domenica 28 ottobre, nell’intera giornata), mantenga un carattere esclusivamente professionale.
Positivo l’andamento degli scambi commerciali: nel workshop internazionale “Il vino italiano alla conquista di nuovi mercati”, dove le quasi 400 cantine espositrici si sono messe in diretto contatto con oltre 58 buyers provenienti da 20 differenti Paesi (tra gli altri, India, Cina, Russia, Giappone, Stati Uniti, Canada, Tailandia, Corea, Sud Africa, Regno Unito, Polonia, Danimarca, Germania, Svezia, Norvegia, Austria, Repubblica Ceca e Olanda), tenendo 890 appuntamenti d’affari a conferma che il Salone del Vino è un importantissimo punto d’incontro tra domanda e offerta. Ma ciò che rende la rassegna del tutto peculiare è il fatto che proprio a Torino si affacciano e si consolidano nuove tendenze. La prima, e più significativa, interessa il mercato interno: oggi i consumatori italiani si orientano su bottiglie di minor prezzo - il livello ideale è stimato attorno ai 4 euro - chiedono vini di assoluta bevibilità, si rivolgono ai vini di territorio capaci di accompagnare la cucina tradizionale. A riprova di questa tendenza anche i dati registrati dal Forum sui Vitigni Autoctoni, che, in tre giorni di tasting, ha visto 1.650 degustazioni di 124 vini prodotti da vitigni originari.
“E’ un bilancio molto incoraggiante - ha affermato Giada Michetti, amministratore delegato di Promotor International - quello del Salone del Vino. Volevamo verificare se la formula della rassegna era ancora attuale. Ebbene le cifre, ma più ancora la soddisfazione degli operatori, ci dicono che è così. Il nostro impegno sarà quello di dare continuità a questa rassegna, di consolidarne il successo, innovandone alcuni aspetti; ad esempio, il rapporto diretto tra produttori e consumatori, in epoca di marketing relazionale, ci pare particolarmente significativo, così come il sostegno ai produttori per esplorare i mercati esteri. Oggi, con Gl Events, possiamo ancor più offrire agli espositori, dei quali ci sentiamo partner, un momento di verifica importante per il mercato italiano e di analisi delle tendenze del mondo del vino”.
“E’ anche mio desiderio ringraziare - ha concluso Michetti - le istituzioni che hanno creduto nel Salone del Vino, con le quali voglio condividere la buona riuscita dell’evento, e rinnovare il nostro impegno per un ulteriore miglioramento della rassegna nei prossimi anni”.

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