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VINO & MERCATO - FEDERAZIONE RUSSA, UN MERCATO MOLTO PROMETTENTE… “IL CONSUMATORE DI VINO IN RUSSIA È GIOVANE CON UN REDDITO MEDIO-ALTO O ALTO, CHE VIAGGIA ED È ATTENTO ALLE MODE E ALLE TENDENZE”

Italia
Degustazione boom di vini siciliani nei magazzini Gum di Mosca

In Russia, con l’entrata in vigore nel 2006 delle nuove norme sull’etichettatura, molti importatori sono entrati in crisi, ma nonostante ciò, lo scorso anno, le importazioni dall’Italia di vino spumante (codice doganale 220410) continuano a correre, tanto che il nostro continua ad essere il primo paese con 26,9 milioni di dollari (+56,8% sul 2005) e il 46,2% del mercato (nel 2005 ne aveva il 32,1%). Viene poi la Francia con 20,1 milioni di dollari (+39,0% sul 2005) e il 34,4% del mercato, seguita dalla Ucraina con 7,8 milioni (+25,9%) e il 13,5% del mercato. La Spagna con 1,1 milioni e l’1,9% del mercato è il quarto fornitore. Tutti gli altri Paesi hanno esportazioni in Russia per questa voce inferiori al milione di dollari. Da notare il crollo delle esportazioni della Moldavia (- 94,5% sul 2005) e della Georgia (-86,4%), paesi da cui ancora per buona parte del 2007 è vietata l’importazione di vini. Buone notizie anche dal fronte del vermouth dove l’Italia continua ad essere leader assoluto di mercato. Nel 2006 quando le importazioni russe sono salite a 80,4 milioni di dollari (+3,5%), l’Italia con 74,196 milioni di dollari detiene il 92,2% del mercato (fonte: elaborazione D&E con Ice Mosca, dati Comitato delle Dogane della Federazione russa, maggio 2007).
Tendenze che quest’anno sembrano essere rafforzate: a fronte di 12.921.608 litri di vini fermi importati nel 2006, nel primo semestre 2007, il quantitativo è già pari a 9.002.368 litri, con una evidente progressione; stessa dinamica per gli spumanti che, a fronte di 18.494.124 litri totali del 2006, nei primi 6 mesi del 2007 sono già a quaota 11.293.29 litri (i dati sono tratti dalla relazione dell’esperto russo Anatoly Korneev “Il mercato dei vini italiani in Russia. Le dinamiche di sviluppo, le tendenze, le problematiche e le prospettive di sviluppo”, tenuto a Pescara il 15 settembre 2007 nella Worldwide Convention Food & Wine).
Nel mese passato, 14 cantine siciliane, organizzate da Assovini Sicilia, Ice e Assessorato all’Agricoltura, hanno presentato nei Magazzini Gum di Mosca ben 92 tipi di vino, di cui il 70% rossi e qualcuno da dessert, nel giro di poco più di 4 ore hanno esaurito tutte le bottiglie a disposizione. E lo stesso un paio di giorni dopo nell’Hotel Astoria di San Pietroburgo. Da questo, dunque, si capisce la soddisfazione espressa da Lucio Tasca, presidente di Assovini: “gli appuntamenti sono andati oltre le nostre più rosee aspettative - ha detto - sia per l’organizzazione che per il numero e la qualità: 600 a Mosca e 300 a San Pietroburgo. Nell’ultimo anno, in Russia, la crescita del vino siciliano è stata del 35-40% e ciò ha determinato un grande appeal verso i nostri prodotti”.
Attualmente Mosca assorbe circa il 65% delle vendite di vino italiano, mentre a San Pietroburgo, dove la ristorazione italiana non è diffusa come nella capitale, la percentuale è stimata nel 15%. Il restante 20% è spalmato nelle altre regioni della Russia. Oggi chi acquista vino in Russia è una persona con un buon reddito. Basti pensare che una bottiglia di Vitiano, rosso umbro-laziale della Falasco, premiato in Italia e negli Usa per il favorevole rapporto qualità/prezzo, arriva al tavolo del ristorante (Semifreddo-Mulinazzo di Nino Graziano, a Mosca) all’equivalente di 50 euro, mentre il Regaleali Rosso supera a San Pietroburgo i 60 euro.
“Il consumatore di vino in Russia - conferma Roberto Pelo, direttore dell’Ufficio Ice Mosca - è giovane, con un reddito medio-alto o alto, che viaggia ed è attento alle mode e alle tendenze. Il fatto che sia giovane è una discriminante perché le generazioni più vecchie sono ancora molto ancorate alla vodka, i cui consumi non conoscono flessioni”.
Il mercato, in generale, è ancora da sviluppare ed è limitato ai centri urbani di un certo spessore come Mosca, San Pietroburgo, Yekaterinburg, Novosibirsk. In particolare, il mercato di Mosca, dove la ristorazione italiana è assai presente, è in crescita esponenziale ed è molto articolato e fortemente concorrenziale sul lato dell’offerta. “La capacità di competere dei vini italiani - continua Pelo - è legata alla forza delle aziende di essere presenti nel mercato con una visione di lungo periodo e capacità/voglia di investimenti. Alleanze strategiche con partners locali, degustazioni, presentazioni sono gli elementi costitutivi di una strategia di marketing vincente”.
Un concetto ribadito anche da Adriano Massone, direttore dell’Ice di San Pietroburgo che aggiunge: “un’altra ipotesi sarebbe quella di orientarsi verso la formazione di consorzi per essere in grado di fornire i quantitativi di vino che molte volte vengono richiesti ed una più ampia gamma di prodotti”.

Andrea Gabbrielli

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