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Sondaggio Winenews/Vinitaly - Per gli enoappassionati i terroir delle bollicine possiedono lo stesso appeal dei luoghi dei grandi rossi e “meritano” un weekend da 200 a 250 euro. I territori più gettonati? Franciacorta e Conegliano & Valdobbiadene

Per gli enoappassionati italiani (82%) i luoghi di produzione delle bollicine sviluppano un appeal paragonabile a quello dei territori dei grandi rossi italiani; scelgono soprattutto Franciacorta e Conegliano & Valdobbiadene e sono disposti a spendere in media per un weekend all’insegna del buon bere da 200 a 250 euro, senza rinunciare all’acquisto di almeno tre bottiglie, per una somma da 30 a 50 euro: è il quadro di sintesi che emerge dal sondaggio - lanciato da www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, insieme a Vinitaly, www.vinitaly.it, la più importante rassegna italiana di enologia - con tema “l’enoturismo ed i terroir a vocazione spumantistica”, indirizzato a 18.000 “enonauti” (con risposte da 1.930) ovvero amanti del vino educati al buon bere, che navigano e si informano su Internet. Un analisi che definisce i contorni di uno scenario in cui le bollicine italiane sono ormai percepite alla stregua dei grandi vini di territorio, di cui è necessario non solo assaggiare le bottiglie disponibili sugli scaffali delle enoteche e delle bottiglierie, ma anche visitare luoghi di produzione, vigneti e cantine per comprenderne fino in fondo lo spessore.
Ecco allora gli enoturisti indicare con sicurezza i territori a vocazione spumantistica più ambiti: Franciacorta (54%), seguita da Conegliano - Valdobbiadene (35%), Trentino (7%), e, al quarto posto, Asti (4%). Una classifica confermata anche dalla “cartina al tornasole” dei territori che gli enoappassionati associano immediatamente alle bollicine: al primo posto, c’è ancora la Franciacorta (43%), seguita da Conegliano & Valdobbadene (32%), Trentino (15%) e Asti (10%). Un associazione che, evidentemente, dipende anche dalla capacità dei vini di trasmettere il loro carattere e la loro tipicità in modo evidente e chiaro. Ed in questo senso è interessante l’innalzamento percentuale del territorio di Conegliano & Valdobbiadene, decisamente riconducibile alle caratteristiche del vitigno di antica coltivazione, il Prosecco, che caratterizza questa produzione veneta.
Per il 72% degli amanti del buon bere la bellezza del paesaggio influisce perfino sulla percezione della qualità di uno spumante, ma i territori di produzione delle bollicine sono scelti anche per una serie di altri e fondamentali elementi, a cominciare dalla presenza di una buona ristorazione (20%), dal fascino delle cantine storiche (18%), dalla possibilità di godere della natura in pieno relax (15%), dalla presenza di prodotti tipici (14%), dalle attrattive storico-culturali (10%), dagli eventi e le manifestazioni che vi si svolgono (9%), dalla presenza di hotellerie e wellness (6%), e da quella di cantine firmate da grandi architetti (5%) e, infine, dall’artigianato locale (3%).
L’enoturista a caccia dei distretti spumantistici del Bel Paese, è disposto a spendere per un classico weekend (due giorni, ovvero sabato e domenica), tutto compreso (trasporto, soggiorno, altro ...), da 200 a 250 euro (per il 32%), da 250 a 500 euro (26%), da 150 a 200 euro (25%), da 100 a 150 euro (per il 13% del campione), per arrivare anche ad oltre 500 euro (4%). Ma gli enoappassionati non solo arrivano, guardano e assaggiano vino ”sul posto“: tornano a casa anche con una piccola scorta di bottiglie: per almeno tre “pezzi” da mettere in collezione, o da bere con gli amici, sono disposti a spendere da 30 a 50 euro (nel 39%), da 15 a 30 euro (24%), da 50 a 100 (20%), da 10 a 15 euro (14%); oltre la soglia dei 100 euro, si spinge solo il 3%.
I terroir a forte vocazione spumantistica hanno, dunque, conquistato l’attenzione di addetti ai lavori ed enoappassionati non solo per l’eccellenza qualitativa dei vini, ma anche per il loro crescente appeal. Ormai appare assodato a tutti i protagonisti di questi luoghi che produrre un vino spumante non basta da solo a decretarne l’immediato ingresso nel gotha dell’enologia italiana ed internazionale. E’ necessario che questo vino possegga un’identità specifica, originale e una capacità di attrattiva che vada al di là della mera bottiglia. Franciacorta, Conegliano & Valdobbiadene, ed anche il Trento Doc, solo per tornare agli esempi più votati nel sondaggio, godono di particolari condizioni storico-sociali e pedoclimatiche, e, sul modello di quanto è accaduto nei territori dei grandi rossi italiani, hanno saputo costruirsi (ma si tratta ancora di un work in progress) un’identità forte e ben accordata a quell’“indotto”, così necessario a trasformare l’insieme di vigneti e cantine da semplice opificio a “distretto del vino”. Cogliendo sapientemente la capacità delle bollicine di stimolare orientamenti e comportamenti in cui l’immaginario prevale sul materiale, e il vino diventa l’evocazione di ambienti, paesaggi, culture locali e atmosfere.

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